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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Commento al vangelo XVII Domenica Tempo Ordinario B: Gv 6,1-15

Il quarto vangelo dà per scontato che tutti abbiano sentito parlare di Eucaristia. Sa che però che non è altrettanto conosciuto il vero significato del Sacramento del dono; ancora oggi eccessi devozionistici rischiano di fraintendere il senso originario, che è vitale, corporeo e carnale, liberante. Il vangelo giovanneo spiega l'eucaristia in due modi: uno è il servizio del lavare i piedi, l'altro è il segno della condivisione dei pani e dei pesci. Non poteva mancare, nello stile di questo vangelo, un tranello: Gesù chiede a Filippo se sa dove comprare il pane per tutta quella folla che lo seguiva. L'apostolo ci casca perché non si sofferma sul "dove" ma sui soldi: non basterebbe il mio stipendio di tutto l'anno... Eppure c'erano indizi per il "dove": l'altra riva che si affaccia sui non giudei, il monte della rivelazione, un prato molto erboso come il banchetto lussureggiante promesso. Per uscire dalla mentalità commerciale e giun...

Commento al vangelo 26 luglio 2018: Mt 13,10-17

Il cuore, le orecchie e gli occhi sono stati dati a chi si accoglie un nuovo ordine di relazioni umane e anche a chi non lo vuole comprendere. Verso quest'ultimi, a differenza dei discepoli che vorrebbero abbandonarli o addirittura fulminarli, Gesù preferisce continuare ad offrir loro parabole. Così l'opportunità di ascoltare la Parola è data a tutti; a tutti viene garantita la libertà di rifiutare o di accogliere la verità, che viene confezionata in questo modo curioso: la parabola. Di fronte ad essa puoi scegliere se affidarti a quel salto umanizzante per i tuoi occhi e per le tue orecchie: dal guardare al vedere, dall'udire all'ascoltare; non a caso i miracoli di Gesù agiscono su occhi e orecchie, e sulle gambe, per tornare a camminare in autonomia. È una tua scelta, quella di fare buon uso dei mezzi che hai: castità è buon uso del corpo, povertà è buon uso dei beni, obbedienza è buon uso della volontà. Allora, nello Spirito di libertà che ci è donato, sei t...

Commento al vangelo 25 luglio 2018 - S. Giacomo il Maggiore: Mt 20,20-28

Nei nostri desideri che diventano preghiere spesso mischiamo qualcosa di buono e qualcosa di meno buono. Oggi impariamo a distinguerle. La mamma di Giacomo e Giovanni con devozione si prostra a Gesù; la richiesta è una raccomandazione: vuole che i suoi due figli siano accanto a Gesù nella gloria. Ma quale vessillo avrebbe tale gloria? Lei pensava sotto le insegne del potere mondano: voleva che i figli diventassero vicepresidenti, viceimperatori o perlomeno cardinali. Chiedeva la gloria, ma non sapeva quello che chiedeva: non conosceva ancora la vera gloria del vessillo di Gesù, che propone ai due di bere il medesimo calice, la medesima via, la medesima croce che lui porterà. Questo sarà concesso a loro; ma per la gloria occorre un affidarsi in più, alla volontà del Padre. Gli altri poco han da fare gli sdegnati: anch'essi avrebbero voluto la stessa cosa, ma il desiderio e l'idea della gloria vanno trasfigurati, purificati e posti sotto le insegne eterne, sottratte all...

Commento al vangelo 23 luglio 2018 - S. Brigida: Gv 15,11-18

Sono già puro! Questa è la notizia più forte che potessi ricevere oggi. Non per dimenticare il male che ho fatto, ma per avere la sicurezza che nessun errore passato, presente o futuro potrà far venir meno la mia purificazione che mi permette di stare, nudo, davanti all'alterità. Senza sensi di colpa, perché mi consegno tutto e tutto espongo alla sua tenerezza. Quando aderisco con il mio affetto, il mio pensiero e il mio desiderio alla promessa dell'amore - quando mi lascio amare - ricevo tutta la purezza. Però quella purificazione non me la do da me stesso, ma la ricevo. Ogni volta che mi apro senza timore né pregiudizi sto vivendo l'abbandono di Gesù in Croce, sto accogliendo la Parola che mi trasforma; è un "sacramentale", dicono i teologi. Questo è il permanere nella verginità nella quale siamo chiamati a vivere, salvandoci sia da un esperienzalismo soggettivo, sia da una fredda dogmatica oggettiva. Quando manca l'attaccamento alla Parola, si sent...

Commento al vangelo 19 luglio 2018: Mt 11,28-30

Lui si fa piccolo per venire incontro a noi. Grazie a ciò, accogliamo l'invito della sapienza in carne ed ossa che si fa dono nella sua debolezza: «Venite!». È la chiamata dei discepoli, il "secondo passo" che spetta a noi, dato che il primo lo fa Dio. Un «venite!» oggi ci invita a scomodarci da dove siamo, ci rimette in moto. Quel «venite» verso Lui è il tempo del presente che si arricchisce nell'attrazione verso la pienezza cristica del futuro. La proposta è un cammino, non una poltrona relax; è pur sempre un giogo, uno strumento di lavoro: si impara a essere cristiani solamente impastandosi le mani nel mondo, non poltrendo su tronetti dorati. E quel giogo accolto su di noi - che ci traina nella vita - è il legame che ci rende discepoli del miglior Maestro; è il giogo conveniente dell’amore zampillante: porta stretta per chi chiude le porte del cuore, mentre per chi lo accoglie con semplicità «rende tutto più semplice», come dice Agostino. Quel giogo condiv...

Commento al vangelo 18 luglio 2018: Mt 11,25-27

Beato chi vive la sapienza come dono! Questo sarebbe l'insegnamento di oggi. Dopo lo sbrocco, con la stizza del Gesù deluso che, convinto che avrebbero saputo e potuto fare di meglio, ha inveito contro tre città individualiste, inospitali e ingrate – troppo tronfie per lasciarsi scomporre dalla prodigiosa piccolezza di Dio – abbiamo, nel cuore dell'insuccesso della missione, una confessione, un ringraziamento e un riconoscimento: «Ti rendo lode, o Padre». Grazie a Dio, non siamo abbastanza abituati al fatto che l'unico Maestro ha imparato a ritornare piccolo insegnando, sporcandosi di vita e inzuppandosi di sudore; si giunge a ringraziare per i piccoli esempi quotidiani dei piccoli che il Padre ci pone accanto. Gesù ha il primato dell'offrirsi come piccolezza totale, anticipando qui il suo farsi Nulla sulla Croce; alimenta la nostra fede di gridare, in libera e tenera intimità: Papà, grazie! Ci mostra come il rifiuto si faccia occasione di un rinnovato incontro c...

Commento al vangelo 16 luglio 2018 - Beata Vergine Maria del Monte Carmelo: Gv 19,25-27

Siamo saliti sul monte per l'intronizzazione del Re. La madre e le altre due Marie stavano, in piedi, ritte come quel trono a forma di Croce, ad assistere al compimento di questo momento solenne. Eppure a tutti sembra un momento così buio, così tenebroso, così mortificante. Solo tre donne e il discepolo amato - quello più fragile, inquieto, affettuoso, anche fisicamente - escono, senza essere visti, infiammati d'amore per quel Re: lasciano tutto per seguire la sua Gloria, conduca dove conduca. Tutto pèrdono, tutto perdóno, vincono il mondo. Perché scoprono che quel trono luminoso del Nulla, dove sono stati condotti, è colmo di Essere; sono discesi sulla vetta Monte e da laggiù hanno iniziato a vedere la realtà con gli occhi splendenti della Croce, fissi al centro di tutto, senza vaneggiare sulle nuvole né mettere la testa sotto terra. Svuotandosi di ogni cosa, il Re esprime per loro la sua volontà: una relazione che trasfigura le relazioni. La Donna, educata ad essere madr...

Commento al vangelo XV Domenica Tempo Ordinario B: Mc 6,7-13

Quando Francesco di Roma dice che evangelizzazione e proselitismo sono l'uno l'opposto dell'altro, è proprio quello che intende dire Gesù nella pagina di vangelo di oggi. Per il prolungamento della sua missione nel mondo ci chiede solo l'essenziale. Una testimonianza leggera, perché la Chiesa deve essere leggera, come insegna il vescovo Gero di Savona-Noli. Mandandoci in mezzo alla quotidianità degli uomini, ci aspetteremmo un Gesù che ci dà un libretto di istruzioni retoriche o un riassuntino della sua dottrina per catechizzare; è così ma solo in un certo senso, che ci sconvolge: basterà lo stile silenzioso della libertà a parlare. Questa leggerezza ci libera dalla schiavitù dei pesi del superfluo; svaniscono interessi di arricchimento economico personale, smanie organizzative, aspettative eccessive, ideologie preconcette, rancori e divisioni. Abbiamo solamente una tunica, un bastone e un paio di sandali; per camminare leggeri e con la massima fiducia verso chi in...

Commento al vangelo 14 luglio 2018: Mt 10,24-33

Facendosi uomo, Dio ci ha mostrato come costantemente e totalmente possa realizzare il suo desiderio di coinvolgersi totalmente nel mondo, per noi. Come conosce le cadute dei passeri, così conosce anche le nostre, sotto il peso della medesima croce filiale; lì ci viene incontro e ci rialza. Inoltre, come meglio di noi conosce il numero dei nostri capelli, così conosce anche le nostre lacrime; lì soffia come brezza leggera, che ce le asciuga. La sezione del discorso evangelico di oggi, costruita da Matteo, è un incalzare di conforti nella tribolazione e nella stanchezza della Missione. Una dietro l'altra, giunge sempre una decisa pacca sulla spalla per ogni volta che ci "sediamo": ancora un passo, verso il fratello, dai! Si mostra inscindibilmente come Maestro, come Signore e come Padrone di casa, ma pure come il nostro più grande alleato, che tifa per noi, che sospira per le nostre cadute e al quale stiamo a cuore in un modo talmente viscerale che non immaginiamo. Si c...

Commento al vangelo 13 luglio 2018: Mt 10,16-23

Lupi da un lato; pecore, serpenti e colombe dall'altro. Ne basterebbe uno, di lupo, a scompigliare il nostro gregge; qui invece manda me, pecorella, proprio in mezzo al branco di lupi... come farò? Rendendomi disponibile a dare il mio corpo come cibo e vestito in vita e, ancor più pienamente, nella serenità della morte: tutta la mia esistenza in dono sino ad arrestare il male, portandolo su di me per spegnerlo. Che io lo faccia sempre perché mandato dal Bel Pastore, però, e che non mi cacci nella tana del lupo per imprudenza, ingenuità o spavalderia, scappando dal gregge senza motivo! La testimonianza del martirio non è incasinarmi la vita per il gusto masochistico di perderla, ma avere la certezza che ho tutte le forze di affrontare tutti i casini della vita, perché sono in buone mani. Per essere pecora in mezzo ai lupi, devo essere sia serpente che conosce bene il terreno reale su cui si muove, sia colomba in grado di spiccare il volo verso l'alto. La colomba è più carina d...

Commento al vangelo 12 luglio 2018: Mt 10,7-15

Cosa ci è richiesto innanzitutto per prolungare con la nostra vita la missione di Gesù? Camminare, fare strada insieme, avvicinare il Regno. Cioè farci vicini ad ognuno, come il cielo si è fatto vicinissimo alla terra, si è approssimato a noi: Dio si è fatto presente. Una teologia, una chiesa, un pastore che è lontano dalle persone - che, anziché aiutarle ad essere sempre più attratte da Dio, le allontana - non ha molto a che vedere con il cristianesimo. La Parola può farsi carne solo in una vita fraternizzata che, camminando nella sua scarna povertà, ne testimonia la verità della sua potenza di liberazione da ogni schiavitù. È inoltre una Parola di accoglienza che mendica accoglienza, sino a prendersi cura materialmente di ogni ferita di ogni esistenza, migrante e non migrante, maschile e femminile, eterosessuale e omosessuale, nella prestanza fisica e nella debilitazione, nella ricchezza e nella povertà, nei primi e negli ultimi istanti di vita... Nonostante ci sia chiesto di rivolg...

Commento al vangelo 11 luglio 2018 - S. Benedetto da Norcia: Mt 19,27-29

Siamo sicuri che valga la pena lasciare tutto per seguire Gesù? Diversamente da tanti millantatori, qui non ci sono promesse di soldi facili che poi si rivelano clamorose truffe. Eppure, se continuiamo a ragionare nei termini dell'ottenere qualcosa in cambio, anche questo desiderio può avere una qualche risposta positiva, seppur su un altro piano. Non si tratta infatti di un masochistico perdere per perdere, con stupidissima incoscienza e senza alcun senso, bensì di perdere per vincere con Lui: la sequela è una scelta pienamente razionale. Lascerei la mia borsetta solamente per averne una ancora più bella, diceva Chiara Lubich. Se sei davvero disposto a perdere uno - a rischiare te stesso, tutto quello che hai - allora hai cento. Non sul piano monetario, non sul piano quantitativo, ma su quello della qualità della tua esistenza, che sarà sempre più ricca e pronta ad accogliere come un tesoro ogni esperienza. Se sei disposto a perdere le tue sicurezze individuali (che poi, diciamoc...

Commento al vangelo 10 luglio 2018: Mt 9,32-38

Il decimo miracolo che Matteo racconta dopo le Beatitudini è la guarigione di una persona alla quale il demonio aveva rubato la parola. Viene presentata a Gesù, Parola incarnata che caccia fuori il demonio dell'anti-comunicazione e inizia ad abitare sulla sua bocca. Al contrario, qualcuno perde l'occasione per riconoscere la Parola: perde la parola, cioè la capacità di comunicare cose sensate; mutismo e incomprensione vanno a sigillare la bocca di chi rifiuta la Parola. Quest'ultima tuttavia non si stanca di visitare qualsiasi luogo, sia esso considerato sacro o non sacro: tutto, tutti e ogni parte di noi. È sovrabbondante di impegni: camminare, insegnare, annunciare, curare; mancano però collaboratori. Non gira il mondo da sola, ma in nostra compagnia. Cosa ci resta da fare? Chiedere al Signore della Parola che mandi, faccia uscire, cacci fuori (lo stesso verbo del demonio cacciato) chi aiuterà a costruire il Regno dell'amore reciproco. Non si specifica una mansione p...

Commento al vangelo 9 luglio 2018: Mt 9,18-26

Edwin L.Long, The Raising of Jairus' Daughter , 1899 Il racconto delle due donne (l'emorroissa e la figlia di un capo della sinagoga) salvate da Gesù lo abbiamo sentito giusto domenica scorsa dall'evangelista Marco, che probabilmente conserva la forma più antica della tradizione, ad esempio con l'espressione in aramaico popolare "talità kum". Matteo, presentando il medesimo incastro delle scene (forse precedente alla stesura di Marco, anche se il racconto della figlia ha maggiori tracce di plausibilità storica prepasquale rispetto all'altro) lo asciuga da 23 versetti a soli 9, ma non per questo meno veri per la nostra salvezza. Cosa elimina Matteo? Alcuni contrasti, ad esempio tra Gesù e i discepoli che non volevano che cercasse l'emorroissa che l'ha toccato, oppure quello tra il capo della sinagoga e quelli che gli comunicano la morte della figlia con l'intenzione di farlo desistere. In Matteo, Gesù si volta e vede subito l'emorroissa...

Commento al vangelo XIV Domenica Tempo Ordinario B: Mc 6,1-6

www.LumoProject.com Ogni volta che inciampiamo dovremmo ringraziare. Così come dobbiamo ringraziare quelli che oggi inciampano su Gesù; non a caso i discepoli sono invitati ad assistervi. Perché quell'inciampo è ammettere che si pensava di sapere tutto di Lui - gli eravamo così vicini! - e invece non abbiamo ancora capito nulla. Oggi chi si scandalizza ha il coraggio di riconoscere la sapienza straordinaria di Gesù; non è poco, ma non basta. Tornato a casa, ci accorgiamo dei cambiamenti, ma non tornano tutti i conti nei nostri rigidi schemi, fossilizzati nel passato di quando eravamo giovani e belli... “Eppure lo conoscevamo, faceva gli studi elementari in sinagoga, poi i lavori con il legno, ha qui i suoi parenti, toh, ecco lì Maria sua madre e i suoi fratelli, un po' incazzati perché li ha lasciati da soli in casa, ha trent'anni e non si è ancora neppure fidanzato... come mai ora insegna in un modo così coinvolgente?” Tra parentesi, ringraziamo per queste loro paro...

Commento al vangelo 6 luglio 2018: Mt 9,9-13

Gesù insegna la voce di Dio per mezzo del profeta Osea: «Misericordia io voglio e non sacrifici». Quell' e non va inteso ebraicamente nel senso che il sacrificio da solo non basta, se non vi è misericordia. A noi è chiesto però un sacrificio, che è appunto il sacrificio della misericordia. Quello di Gesù, per intenderci, che agli occhi dei molti - quei molti per i quali versa il suo sangue - si sputtana stando con prostitute e peccatori vari. Gesù non teme lo sputtanamento, perché il sacrificio della misericordia ne vale la pena. Notiamo quanto è attraente per i peccatori, Gesù, che si siede a tavola e sopraggiungono come api al miele. Mangiano insieme, gli dona incondizionatamente la sua relazione; anche se poi magari se ne torneranno a casa peccatori, lui non demorde a sacrificarsi per loro e a mostrare che il bello, il buono e il vero è possibile. Perché imparino che sono suoi fratelli - e quindi anche loro figli amati dello stesso Padre - offre la sua Comunione prima ancora...

Commento al vangelo 5 luglio 2018: Mt 9,1-8

Si racconta un miracolo del paralitico perdonato, ma alla fine si evidenzia che quel potere di Dio è stato donato agli uomini. È il potere della relazione, che allontana le eredità paralizzanti del passato. Infonde coraggio, restituisce la dignità di figli, ci rimette in grado di camminare con le nostre gambe, rende leggeri i pesi che dobbiamo portare, anziché essere noi pesi morti per gli altri, e infine ci inserisce a casa nostra. Cioè nelle nostre relazioni quotidiane, dove siamo chiamati a ridonare questo dono ricevuto. Per qualche tecnocrate malvagio è bestemmia - colpe e debiti devono essere tutti pagati sino all'ultimo centesimo! - ma se non fosse chiara la logica del Vangelo, Gesù ci offre quel segno visibile di un uomo che torna a camminare, libero, figlio e fratello, e non più un fallito debitore. L'unico debito che gli resta è quello verso l'infinita misericordia; un debito che, anche se in un certo senso ci rende in difetto di amore rispetto agli altri, al con...