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Commento al vangelo 9 luglio 2018: Mt 9,18-26

Edwin L.Long, The Raising of Jairus' Daughter, 1899
Il racconto delle due donne (l'emorroissa e la figlia di un capo della sinagoga) salvate da Gesù lo abbiamo sentito giusto domenica scorsa dall'evangelista Marco, che probabilmente conserva la forma più antica della tradizione, ad esempio con l'espressione in aramaico popolare "talità kum". Matteo, presentando il medesimo incastro delle scene (forse precedente alla stesura di Marco, anche se il racconto della figlia ha maggiori tracce di plausibilità storica prepasquale rispetto all'altro) lo asciuga da 23 versetti a soli 9, ma non per questo meno veri per la nostra salvezza. Cosa elimina Matteo? Alcuni contrasti, ad esempio tra Gesù e i discepoli che non volevano che cercasse l'emorroissa che l'ha toccato, oppure quello tra il capo della sinagoga e quelli che gli comunicano la morte della figlia con l'intenzione di farlo desistere. In Matteo, Gesù si volta e vede subito l'emorroissa, la quale si era avvicinata alle Sue spalle; è più evidente il riferimento a Mosè che poteva vedere di Dio solo le spalle e a Isaia che ne descrive il mantello della Sua Gloria, che si manifesta nella Legge. La differenza è che però qui il volto di Dio e quello della donna finalmente si incrociano: Lui si volta per vederla e lei si lascia vedere, cioè salvare; davvero se Dio nasconde il Suo volto noi veniamo meno, come canta il salmista! Nel miracolo centrale, il padre sa già che la figlia è morta proprio in quel momento. Un lacerante combattimento spirituale, non esplicitato di fronte agli altri - perché si svolge innanzitutto nella sua interna intimità - traspare straordinariamente riappacificato nelle sue parole che trasudano tutto il suo confidare in Gesù. Quanta sofferenza è implicita nell'avere il coraggio di dire che la propria figlia è morta; quanta fede in quel "ma vieni", certo che la sua figlia vivrà nella carezza di Gesù! Matteo, poi, tra la folla in agitazione funebre menziona i flautisti, che con il medesimo strumento potranno far mutare il loro suono lamentoso in festose armonie. Matteo conserva la derisione che subisce Gesù - è imbarazzante e quindi molto probabilmente risale al Gesù storico - ma toglie l'obbligo di mantenere il miracolo come un segreto, in pratica troppo difficile da rispettare per questa ragazza che avrebbe dovuto essere seppellita comunitariamente da lì a poco. Era però funzionale alla teologia di Marco, che voleva mostrare progressivamente la notorietà e l'identità di Gesù. Matteo non ha motivo di nascondere come la fama di Gesù si spargesse nell'intera regione. Associamoci allora con fede, con i nostri flauti di legno trafitto (ḥālîl, etimologicamente rimanda ad una perforazione), in una gioiosa danza che ci fa saltellare dentro Dio. 

Lunedì 9 luglio 2018
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,18-26
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

commento a cura di Piotr Zygulski

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