Presso
taluni ambienti cattolici è invalsa la tesi che sia lecito ricorrere
alla guerra per risolvere gravi contrasti di interessi fra stati
sovrani purché esista una proporzione fra offesa e reazione e purché siano esaurite le vie diplomatiche.
Ora, questa
tesi non è più conforme al magistero contemporaneo che definisce la
guerra una sciagura e una tragedia senza se e senza ma: “riesce
quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere
utilizzata come strumento di giustizia “(Giovanni
XXIII),
inoltre essa “non
rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono
tra le Nazioni, non lo è mai stato e mai lo sarà “.(Giovanni
Paolo II).
La guerra è, in definitiva, “
il fallimento di ogni autentico umanesimo”(Giovanni
Paolo II)
ed
è“sempre
una sconfitta dell'umanità “(Giovanni
Paolo II)
.
Una guerra di aggressione,
qualunque motivazione abbia, è sempre immorale e sbagliata per la
dottrina cattolica: solo nel caso di aggressione da parte di uno
stato invasore è lecito valutare per lo stato aggredito la
possibilità di rispondere con le armi all'invasore purché siano
compresenti tutte le condizioni indicate dal Catechismo “che
il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle
nazioni sia durevole, grave e certo; che tutti gli altri mezzi per
porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; che ci
siano fondate condizioni di successo
“.
Credo che, fermo restando l'immoralità di una
guerra di aggressione, possa esser lecito un intervento militare da
parte di una terza parte nel caso di genocidi o eventi analoghi purché siano esaurite le vie pacifiche e non si vada incontro
a mali peggiori: è anch'essa una guerra difensiva, condotta a difesa
dell'esistenza di un popolo che rischia di essere annientato.
Non sono invece sicuramente
accettabili interventi militari per esportare la democrazia o guerre
preventive o interventi per regolare contese internazionali, anche gravi, che
possono e devono essere risolte in maniera pacifica.
Anche se in circostanze straordinarie ed estreme il ricorso alle
armi può essere (ancora) ritenuto lecito, è fondamentale agire per sradicare all'origine la stessa possibilità di conflitti sia nelle
cause ultime quali possono essere le situazioni di povertà estrema
sia promuovendo una cultura della non violenza che rifiuta di
respingere la violenza con altra violenza ma porge l'altra guancia sia agendo in sede
internazionale per un disarmo universale e integrale.
L'orizzonte a cui puntare non può essere solo una
limitazione della guerra entro i termini leciti( il concetto di
“guerra giusta”) quasi la guerra fosse una realtà inevitabile ma
la totale abolizione della stessa possibilità di ricorrere allo
strumento militare ottenuta mediante una limitazione del potere
sovrano degli stati e il trasferimento di competenze ad organismi
sovranazionali che abbiano poteri di intervento incisivi (e senza veti
degli stati) nelle situazioni di crisi.
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