di
Rocco Gumina
L’estate sta finendo e la politica italiana nelle sue varie forme ed espressioni ci regala, prima dell’avvento dell’autunno e del rigido inverno, alcune sollecitazioni su cui vale la pena riflettere. Nonostante il caldo estivo i politici nostrani non hanno permesso una pausa sui temi “forti” dell’agenda politica come la situazione giudiziaria di Berlusconi, l’IMU, la ripresa economica, la legge elettorale. Il periodo di calura, però, ci ha concesso un’immagine fotografica che al di là delle ironie che si possono elaborare, ci permette di avviare una riflessione su di un tema davvero importante: dopo Berlusconi, che pare ormai sulla soglia del tramonto politico, quale leader canalizzerà maggiormente le attenzioni dei giornalisti e degli italiani?
L’immagine di Renzi che prende il sole in
spiaggia con una bella bandana bianca in testa in un clima di “meritato”
riposo, può aiutarci. Infatti, il sindaco di Firenze è in assoluto il politico
più in ascesa di questo periodo difficile e quasi-sterile della politica
italiana. Il Partito Democratico con le sue feste di fine estate e con i suoi
leader, ormai riconosce chiaramente la forza attrattiva e carismatica di
quest’uomo che in un modo o in un altro utilizzerà nel tentativo di governare
con una solida maggioranza il Paese. Quindi un leader in ascesa a cui piacciono
le bandane. Non è il solo.
L’ormai lontana discesa in campo politico di
Berlusconi fu caratterizzata dalla velocità di realizzazione e dalla tipologia
d’esecuzione: un leader forte e a gestione dittatoriale-oligarchica che
pretende di decidere per sé, per il soggetto politico da lui generato e persino
per l’intera nazione. La tipologia di leadership di Berlusconi, che continua ad
esercitare, non è nella globalità totalmente democratica nonostante i milioni
di voti che in questi anni gli italiani gli hanno concesso. Infatti, se la
qualità della democraticità di un leader fosse solo il plebiscito popolare,
allora dovremmo affermare che Putin o Mussolini siano politici profondamente
democratici. Poiché il PDL, e prima Forza Italia, sembrano caratterizzarsi
dall’essere dei comitati elettorali diffusi sul territorio italiano pronti e a
disposizione dei bisogni politici e/o giudiziari del leader. Tutto ciò ha
caratterizzato il dibattito, la formazione e le coscienze politiche dell’ultimo
ventennio. Ne esce fuori un’Italia che nella maggior parte, e spesso
giustamente, detesta i partiti e i politici i quali non si preoccupano più
delle istanze della gente e del Paese, ma solo dei propri interessi.
Renzi
non è Berlusconi. Forse è un’evoluzione della modalità politica offerta in
questi ultimi vent’anni dall’uomo di Arcore. Come sviluppo di tale proposta, essa
va osservata bene per intendere cosa ci si porta dietro del ventennio
berlusconiano e cosa invece c’è di nuovo. Al pari del Cavaliere, Renzi ha una
capacità mediatica e di sintesi espressiva davvero unica. Ma non ha fondato un
nuovo partito (almeno non ancora) ed è cresciuto in un soggetto politico che oggi
è il PD, il quale al momento è forse l’unico in Italia a ricercare nello sforzo
fra gli oligarchi una dimensione partitica-plurale e perciò democratica. A
differenza di Berlusconi, Renzi non dispone di enormi mezzi finanziari e di
molteplici canali d’informazione. Tutto ciò ci può far dire che probabilmente
sta sorgendo una nuova stagione politica in Italia nel quale il leader più
influente sarà, a differenza di Berlusconi, più circoscritto e perciò più
democratico, ma non totalmente democratico. Infatti, i processi democratici
sono talvolta complessi e costa fatica seguirli e innescarli sia per chi fa
politica sia per chi è chiamato a votare. Poiché non basta una battuta del tipo
“L’ho visto spompo” per silurare un leader, Bersani, che ha rappresentato
un’idea di Italia e di cambiamento abbastanza seguita. Non sono sufficienti
termini tipo “rottamazione” per indicare un discorso e un progetto politico per
il cambiamento della situazione. Per questo a mio parere, con il fenomeno Renzi,
siamo dinanzi ad uno sviluppo del berlusconismo che trova la sua novità
nell’essere semi-democratico a differenza della guida assoluta di un uomo solo
a comando proposta da Berlusconi. Infatti anche in Renzi,
fondamentalmente, il discorso è più centrato sul singolo personaggio che sulle
proposte. Gli italiani - popolo di poeti, di cuochi, di marinai, di
intellettuali, di gente lavoratrice ma non di rivoluzionari – avranno la
pazienza di aspettare un altro ventennio prima dell’ascesa di un leader che
incarni, al pari di De Gasperi e di Togliatti, un’istanza globalmente
democratica e perciò realmente rappresentativa del popolo. Il crollo, o
l’implosione, dei grandi partiti dopo “Mani pulite” ci ha trasmesso uno
smarrimento politico che solo lentamente possiamo superare. Berlusconi e Renzi
rappresentano delle tappe verso un futuro partitico realmente democratico ed
espressivo dell’intera popolazione. La nostra generazione è chiamata a
sostenere tale processo accelerando con l’impegno e la formazione l’indole
democratica e popolare espressa in sintesi nella nostra Carta Costituzionale,
non a caso realizzata da chi usciva da un mondo non libero e che ne ha
prospettato uno realmente democratico.
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