Dopo
la primavera-estate del 1968, la protesta del movimento studentesco a
Parma investì nuovi campi della vita sociale e culturale della
città, tra i quali quello religioso. La presenza e l’esperienza
dei giovani cattolici all’interno delle mobilitazioni
universitarie trasformarono spesso il dibattito religioso
postconciliare degli anni Sessanta in aperto conflitto con le
gerarchie ecclesiastiche. Quando, il 14 settembre 1968, venne
occupata la cattedrale di Parma, i gruppi e le comunità del dissenso
cattolico italiano non avevano ancora utilizzato questo strumento di
lotta. Gli unici casi di occupazione di chiese venivano dalla Francia
(Parigi durante il maggio francese) e dal Cile (Santiago, 11 agosto
1968) 44. I gruppi del dissenso religioso, quindi, concretizzarono la
loro lotta in un luogo nuovo sia per i contestatori stessi, sia per
la gerarchia ecclesiastica che per l’opinione pubblica: il Duomo di
Parma. Questo carattere di novità e, di conseguenza, di
imprevedibilità diede all’evento un peso del tutto particolare,
trasportandolo al di là degli angusti confini di una piccola città
di provincia e trasformandolo in un avvenimento di importanza
nazionale
Documento
di occupazione
Abbiamo
occupato la Cattedrale perché volevamo discutere nella casa di Dio,
nostro Padre, i problemi della Chiesa, che è anche casa nostra. I
fatti che ci hanno convinto ad intraprendere questa azione clamorosa
sono i seguenti:
1)
che la Chiesa di S. Evasio sarà costruita con i soldi della Cassa di
Risparmio e sarà così la Chiesa della Cassa di Risparmio e non del
popolo del quartiere
2)
che la rimozione, la promozione e il trasferimento dei sacerdoti
avvengono come fatti burocratici, senza alcuna partecipazione o
consultazione dei fedeli
3)
che nella diocesi ci sono disparità economiche gravi tra i sacerdoti
4)
che il settimanale cattolico diocesano mangia soldi inutilmente visto
che non si differenzia per niente dalla solita stampa borghese
5)
che l'educazione impartita ai seminaristi tende a comprimere la loro
personalità e a farne degli esecutori passivi
6)
che troppe prove dimostrano la connessione strettissima della Chiesa
con i poteri politici ed economici costituiti: per questo non può
essere la Chiesa dei poveri.
Una
cosa non avevamo previsto, e cioè che il legame della Chiesa locale
con la polizia fosse così stretto, efficiente ed immediato. Alle
19,30 dopo che avevamo ascoltato la S. Messa e stavamo rimettendoci a
discutere nella nostra Chiesa, burocraticamente ci è stato imposto
di rispettare l'orario di chiusura, e poiché chiedevamo di
trattenerci ancora, la polizia è intervenuta brutalmente in Chiesa
per buttarci fuori. "Quale padre a suo figlio (magari anche un
figliol prodigo) che chiede pane dà uno scorpione?": questa
frase evangelica si dovrebbe commentare così: purtroppo ci sono dei
padri che ai figli che chiedono chiarimenti, danno (o fanno dare)
manganellate. (…)
Lettera
all'Assemblea di Parma, al Papa Paolo VI e al Vescovo di Parma,
illustrata in una chiesa durante la S. Messa domenicale e firmata da
4 sacerdoti e 102 cattolici di Firenze.
22
settembre 1968.
Desideriamo
esprimervi la nostra piena solidarietà col gesto che avete compiuto
sabato 14, dandovi convegno nella Cattedrale di Parma ed occupandola
con la Vostra Assemblea. Concordiamo pienamente con gli scopi della
vostra azione, primo fra tutti "chiedere una scelta
discriminante tra coloro che sono dalla parte del Vangelo dei poveri
e coloro che servono due padroni, Dio e il danaro". Siamo
convinti che si tratta di una richiesta veramente evangelica "Beati
voi che siete poveri... ma guai a voi ricchi..." Può esserci
una scelta discriminante più netta? Una scelta consacrata dalla
morte di croce, cioè dalla partecipazione piena di Cristo alla sorte
dei poveri, dei discriminati, degli oppressi (...). Rigiri di parole,
interpretazioni accomodate, non riescono ad attenuare la portata di
questa chiara e fondamentale scelta evangelica. Purtroppo tale scelta
discriminante non risulta alla base del Vangelo che predichiamo.
Viviamo in una Chiesa che non ha a fondamento i poveri, gli oppressi,
i rifiutati, gli affamati e assetati di giustizia.
La
Gerarchia e la parte ufficialmente più responsabile della Chiesa non
fa parte del mondo dei poveri, dei rifiutati, degli oppressi. Il
Papa, i Vescovi e spesso anche i sacerdoti e i laici più qualificati
sono ricolmi di onori, di potere, di prestigio, di privilegi, di
amicizie influenti, di cultura ed in ultimo anche di beni.
(...)
La Parola di Dio viene incatenata dei fortissimi legami degli
interessi finanziari. Questa è la tragedia della nostra Chiesa
Cattolica in tanti paesi occidentali i pastori perdono spesso la
coscienza del loro ruolo profetico e dormono nella dolce ubriachezza
di un culto finanziato dai grandi padroni del capitale, che stringono
la Chiesa con i legami aurei delle loro splendide elemosine. (...).
Una Chiesa che ammette indiscriminatamente alla mensa eucaristica
sfruttati e sfruttatori senza denunziare efficacemente questa
degradante situazione non fa che "mangiare e bere senza
discernere il Corpo del Signore", ossia senza attribuire al cibo
e alla bevanda eucaristica il loro valore di agglutinante sociale; e
pertanto commette un tremendo sacrilegio: "mangia e beve il
proprio castigo". (J. M. Gonzales-Ruiz).
Si
tratta di sapere se la Chiese è veramente al servizio del Vangelo
"nascosto ai saggi ed agli intelligenti e rivelato ai piccoli",
se assolve la missione di Cristo: "Portare ai poveri la buona
notizia, sollevare i cuori sfiduciati, annunziare ai pionieri la
libertà, restituire ai ciechi la vista, rendere liberi gli oppressi"
(Lc 4, 14-30). O se invece la Chiesa è di fatto a servizio di coloro
che strumentalizzano il Vangelo per tappare la bocca ai piccoli, nei
quali è vivente lo spirito di Cristo, per negare ai poveri la buona
notizia, deprimere i cuori sfiduciati, soffocare la libertà,
impedire ai ciechi la vista, rendere più dura l'oppressione. (...).
La nostra coscienza cristiana ci impedisce di essere d'accordo col
Papa quando vi accusa di mancanza di amore per la Chiesa, quando vi
rimprovera di esservi impoveriti e svuotati di amore apostolico, fino
e diventare molesti e nocivi alla Chiesa di Dio, quando addirittura
vi definisce nemici. L'accusa del Papa ci addice piuttosto e coloro
che hanno chiamato la polizia per cacciarvi fuori della vostra casa.
Non siamo neppure d'accordo col vostro Vescovo il quale asserisce che
il vostro metodo non è evangelico ed è lesivo della dignità e del
rispetto che ci devono alla persone umana. Come se fosse evangelico e
rispettoso il metodo di costruire chiese col denaro proveniente dallo
strozzinaggio legalizzato delle banche. (...) Come fa il vostro
Vescovo e parlare di Chiesa che raduna il popolo di Dio? Si è forse
dimenticato che il Popolo di Dio è nato in Egitto come popolo di
oppressi ed è stato rigenerato de un Oppresso il quale porta ancora
nelle suo membra i segni della oppressione subita da parte dei
potenti? Osservi quanti, fra i radunati nella sua cattedrale e nelle
cattedrali del mondo intero, portano nelle loro membra le stigmate
delle oppressione subita e causa della giustizia. Faccia il confronto
con quanti si rifiutano di andare nelle cattedrali e nelle chiese
perché le vedono come strumenti della loro oppressione. Se farà
questo esame in maniera obbiettivo e disinteressate sarà ben
contento che finalmente, attraverso di voi, nella sua cattedrale si è
aperto un piccolo spiraglio verso la effettiva riunione del popolo di
Dio. Vi salutiamo fraternamente.
(dal
supplemento ad Adista n. 30 dell’1 ottobre 1968)
Commenti