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Noi siamo oggi tutti consapevoli della differenza che sussiste fra la coscienza e la subcoscienza dell'individuo. Ancor più lo siamo della distinzione fra l'idea che un individuo si fa di sé e quel che realmente egli è per sé stesso: uno sconosciuto. Noi siamo accostumati a distinguere da una parte la somma di ricordi e delle idee, da fini e propositi riflessi, dalle intenzioni in cui l'individuo possiede o può possedere la consapevolezza: e d'altra parte quella massa più infinitamente considerevole di esperienze personali e ancestrali, scese nell'oblio o sfuggite alla registrazione, masse che costituiscono l'io sconosciuto ed inespresso. Di questo io incosciente l'io riflesso consapevole, trascritto e formulato, non è che al vertice, emergente dalle acque, di una montagna inghiottita, le cui radici scendono fino a toccare il cuore della terra. Ebbene, se questo vale per psicologia dell'individuo, vale ancor più per gli Stati, le società e le collettività umane. Un buon governo rappresentativo non fa altro che esprimere lo spirito, la volontà, i sentimenti delle masse governate, per tradurre tutto ciò in consapevolezza. Sicché esso rappresenta lo strumento dell'ascensione delle masse medesime nella misura in cui assolve certamente tale dovere. Saremmo in torto se applicheremo tutto ciò alla società cristiana, alla Chiesa cattolica? Non dobbiamo anche qui distinguere fra il subcosciente collettivo del popolo di Dio, e lo spirito e la volontà consapevolmente formulate da parte della Chiesa docente? Non possiamo noi nutrire una fede molto debole in questa seconda e in pari tempo nutrire una fede solidissima e incrollabile nella prima? Dopo tutto, la Chiesa non è altro che se non lo sviluppo di quel che fu all'origine un programma di apostolato e di proselitismo di missionari.
George Tyrrell
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