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Il cristiano non può convertire l'uomo contemporaneo se non è in completa simpatia con le sue aspirazioni.



Da allora un'altra soluzione si presenta allo spirito come più soddisfacente e più efficace della « condanna ». E sarebbe la seguente: scoprire e dimostrare che, nella  sua essenza, la  Religione della terra  non è altro che uno slancio verso il ciclo che si ignora, cosicché le energie che sembrano così minacciose alla Chiesa sono al contrario un afflusso nuovo che può ravvivare il vecchio fondo cristiano.
 Non condannare, ma battezzare e assimilare. 
E' chiaro che il Mondo nascente (il solo che  conta) sarebbe virtualmente convertito in un solo colpo, se si riconoscesse che la  nuova divinità che egli adora è precisamente il Dio cristiano più profondamente  compreso. E' possibile questa congiunzione dei due astri divini?Io credo di sì, ed  ecco attraverso quali gradi ho pensato che possa effettuarsi.
Per l'esplicazione degli splendori di Cristo-Universale, il Cristianesimo, senza cessare di essere per la Terra l'acqua che purifica, e l'olio che addolcisce, acquista una nuova virtù.Per il fatto stesso che presenta un Fine nello stesso tempo immenso, concreto e sicuro alle aspirazioni della Terra, esso la salva dal disordine, dalle incertezze, dal disgusto  che sono i più temibili pericoli di domani. 
Esso diviene la fiamma dello sforzo  umano. In altri termini, esso scopre come la forma di Fede più adatta ai bisogni moderni: una religione per il Progresso, la religione stessa del Progresso della Terra;  oserei dire: la religione stessa dell'Evoluzione.Sono convinto che una Epifania di questo genere sarebbe il segnale, per il Cristianesimo, di un vasto movimento di liberazione interiore e dì espansione.
a) Liberazione interiore. Lo dicevamo più avanti: tanti cristiani si sentono truffati e  umiliati in una Fede che sembra spesso avere il compito di gettare un dubbio e un  gelo sul loro entusiasmo di rinnovamento terrestre. Quale apertura nella Chiesa, se in  nome di questa stessa fede (divenuta un ago, invece di essere solo un freno) essi si  sentissero lanciati per il dominio universale del Cristo, alla conquista totale del Mondo!
b) E quale rivelazione, inoltre, della potenza cristiana al di fuori della Chiesa! Con  ogni evidenza, il Cristianesimo non progredisce più con la desiderabile celerilà. Malgrado che mai lo sforzo della propagazione della fede sia stato così  spontaneamente organizzato, ci si può domandare se, nell'insieme, per sua scelta e  sue forze vive, il Mondo in questo momento si avvicini, o non si allontani piuttosto  dal Cristo. A mio avviso questa situazione ha una causa ben definita: « II  Cristianesimo sotto le forme che noi predichiamo, non è più abbastanza contagioso ». Non ci si capisce più. Quante volte non mi sono sentito dire, in tutta sincerità, da non credenti « Se mi facessi cristiano, avrei l'impressione di diminuirmi ».O ancora: «Abbiamo talmente bisogno di un'altra rivelazione! »Il Cristo che si offre, non  soltanto come la salvezza dell'anima «soprannaturale », ma di tutta la costruzione  fisica che condiziona le anime; il Cristo che si presenta, non sperduto tra le nuvole,  ma grondante delle energie del Mondo in cui egli si è immerso « Christus amicus  mundo »; il Cristo, non più condannatore ma salvatore del Mondo moderno e delle  sue speranze per l'avvenire, un tale Cristo attirerebbe immediatamente a sé tutta la  parte viva dell'umanità.
 Il suo amore si propagherebbe nel solo modo che conviene  alla religione: come il fuoco.Per convertire il mondo, ci occorre certo, cristiani, moltiplicare i nostri missionari. Ma noi dobbiamo anzitutto ripensare, con tutta la nostra umanità, la nostra Religione.Ho appena detto: « con tutta la nostra umanità». L'ho detto apposta, al fine di  segnalare ciò che, al presente, mi sembra essenziale per dirigere verso il  Cristianesimo tutte le forze incerte che nascono attorno a noi: che il Cristianesimo  accetti finalmente senza reticenze le nuove dimensioni (spaziali, temporali,  psicologiche) del Mondo attorno a noi!Ma ignoro, beninteso, l'azione intensificata, in questi ultimi tempi, dalla Chiesa per riconciliarsi col Mondo moderno. 
Ma riconciliazione non è ancora accettazione. 
Dopo le concessioni particolari fatte dal Cristianesimo si teme (mi riferisco  soprattutto ai Gentili) di sentire sempre la stessa opposizione, o almeno la stessa  diffidenza, fondamentale: come se la Chiesa non volesse impegnarsi, darsi: come se,  più profonda ancora degli incoraggiamenti singoli, si celasse la stessa riserva: « In  fondo, non c'è niente e non ci sarà mai niente di nuovo sotto il sole. 
Niente saprebbe  cambiare il volto della Terra. La Terra non è d'altra parte appesantita, accecata, per la  caduta originale »?Sempre questione di « mundus senescens » di « mundus  frigescens », mai di « mundus nascens »...! Insomma pur accettando certi risultati e certe prospettive del Progresso, la Chiesa sembra « non credervi ». Essa talvolta benedice. Ma il suo cuore non c'è. 
Ora le conseguenze di questo scetticismo (o anche  di questo pessimismo) umano comportano di suo di paralizzare interamente il movimento di conversione del mondo.Da una parte i non credenti che dal di fuori continuano a guardarci come insinceri. Essi ci evitano o ci odiano, perché noi non soffriamo, né lavoriamo, né operiamo con  loro.
 Dall'altra i fedeli che dal di dentro continuano a sentirsi in disagio, presi come  sono dal conflitto tra la loro fede e le loro evidenze o aspirazioni naturali. Ed essi sì  trovano di conseguenza indeboliti per assimilare le forze umane che li circondano.
Non si converte se non quello che si ama: se il Cristiano non è in completa simpatia  col mondo nascente, se egli non prova in sé stesso le aspirazioni e le ansietà del  mondo moderno, se non lascia crescere nel suo essere il senso dell'umano, egli non  realizzerà mai la sintesi liberatrice tra la terra e il cielo da cui può nascere la  manifestazione ultima del Cristo universale. Ma egli continuerà a ingannarci e a  condannare quasi indistintamente ogni novità, senza discernere, tra le sporcizie e i mali, gli sforzi sacri di una nascita. Immergersi, per emergere e sollevarsi. 
Partecipare per sublimare. 
Questa è la legge stessa dell'Incarnazione. 
Un giorno, già mille anni fa, i Papi, dicendo addio al mondo romano, si decisero di « passare ai Barbari ». 
Un  gesto simile, e più profondo, non è atteso anche oggi?
Penso che il Mondo non si convertirà alle speranze celesti del Cristianesimo se prima  il Cristianesimo non si converte (per divinizzarle) alle speranze della Terra. 
Teilhard de Chardin

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