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Non esiste alcuna verità della fede che sia stata ritenuta da tutti, sempre e ovunque allo stesso modo



 I tradizionalisti mostrano di ritenere che il contenuto della Tradizione consista in "dottrine" e "pratiche" che dovrebbero rimanere identiche lungo i secoli. Essi citano spesso la formula di un monaco del V secolo Vincenzo da Lérins (morto verso il 450) il quale ha indicato come criterio di cattolicità: «ciò che sempre, in ogni luogo e da tutti è stato creduto».Seguendo questo criterio Gherardini espone con chiarezza la revisione che si attendeva dalle autorità ecclesiali e alla quale cerca ora di supplire. Essa riguarda in particolare la Costituzione Pastorale, la Costituzione sulla Rivelazione,la Costituzione sulla Chiesa, le Dichiarazioni sull'Ecumenismo, sulle religioni non cristiane e sulla libertà religiosa.Non è possibile ora esaminare i diversi punti. Voglio solo mostrare l'incongruenza della continuità di credenze e di pratiche come criterio di cattolicità.

Se questo fosse il criterio nessuno potrebbe dichiararsi cattolico perché è impossibile che anche una sola verità di fede sia stata creduta da tutti, ovunque e sempre allo stesso modo. Anche limitando l'analisi ad un solo periodo storico se si esaminano le convinzioni dei cattolici su Dio, Cristo, l'Eucaristia, il peccato ecc. si troverebbero opinioni diversissime. Ma le varie modalità di pensiero non impediscono lo stesso cammino di salvezza, né precludono l'appartenenza alla stessa comunità di fede. Il cammino di salvezza non è determinato dal modo di pensare ma dall'esercizio delle virtù teologali: l'abbandono fiducioso in Dio nell'ascolto della sua Parola, nell'attesa del suo Spirito e nella apertura a quella forza arcana «per cui tutti vivono» (cfr. Lc. 20, 38). In questa prospettiva l'educazione alla fede non consiste primariamente nella trasmissione di idee o di dottrine, ma nell'inserimento in una comunità di fede che cammina nella storia e alimenta la crescita personale fino ad assumere il «nome scritto nei cieli» (cfr. Lc. 10, 20). La Tradizione perciò non ha come oggetto primario dottrine da credere, bensì, ambienti vitali da costruire, esperienze da vivere, doni spirituali da consegnare. Dalle dinamiche comunitarie emergeranno convinzioni vitali che si diffonderanno per contagio. Trasformeranno la visione del mondo e della storia.

Carlo Molari

Commenti

Giampaolo ha detto…
In effetti, anche limitandosi ad un solo periodo storico, la pluralità delle "convinzioni" su Dio e Cristo etc. configurava gli eretici da una parte, e i cattolici dall'altra. Che l'eresia fosse un cammino di salvezza, è appunto un'altra eresia. Che un nestoriano, poi, poniamo fosse nella stessa "comunità di fede" (circiterismo tipico del modernismo per non dire nulla), risulta abbastanza strano vita la facilità con cui si ammazzavano l'un con l'altro.

Desolanti certe pagine

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