Il
25 Agosto del 1256, la campana dell’Arrengo chiama a raccolta i
Bolognesi in Piazza Maggiore. È un accorrere festoso di uomini e di
donne, persino di ragazzi, quasi tutti «servi» della città, e
delle campagne vicine.
Nel
centro della piazza vi sono già, i rappresentanti delle Corporazioni
delle Arti, con lance, spade e vessilli multicolori. Attorno ad essi,
un'immensa folla discute, grida e ride. Alcuni dicono che il Comune
libererà circa 6 mila servi; altri che il Comune pagherà per il
riscatto 10 lire d'argento bolognesi per chi ha più di quattordici
anni, mentre ne darà solo 8 per quelli di età inferiore.
Tutti vorrebbero salire la scalinata che porta nel vasto Salone del Podestà. Le guardie del Comune, con lunghe mazze ferrate, tengono a stento libero il passaggio. Uno squillo di tromba annuncia l'arrivo delle supreme autorità. La folla batte le mani e gli stendardi si agitano. Preceduti dai valletti e seguiti dai giudici e dai notai, il Podestà e il Capitano del Popolo entrano nel Salone, per firmare il decreto che abolirà nel Comune di Bologna la «servitù», affinché tutti siano liberi cittadini e tutti godano di uguali diritti.
Tutti vorrebbero salire la scalinata che porta nel vasto Salone del Podestà. Le guardie del Comune, con lunghe mazze ferrate, tengono a stento libero il passaggio. Uno squillo di tromba annuncia l'arrivo delle supreme autorità. La folla batte le mani e gli stendardi si agitano. Preceduti dai valletti e seguiti dai giudici e dai notai, il Podestà e il Capitano del Popolo entrano nel Salone, per firmare il decreto che abolirà nel Comune di Bologna la «servitù», affinché tutti siano liberi cittadini e tutti godano di uguali diritti.
Nei
primi mesi del 1257, il Comune farà poi compilare da quattro notai
un memoriale, in cui sono elencati i nomi dei 5.807 servi liberati
che appartenevano a 403 signori. Questo prezioso libro (conservato
nel nostro Archivio di Stato) venne detto «Libro del Paradiso
», perché la prima parola scritta era appunto «Paradiso»,
ricordando che Iddio nel Paradiso terrestre creò l'uomo e gli donò
perfettissima e perpetua libertà.
Bologna
ha il vanto sulle altre città d'Italia - e forse del mondo - di aver
emanato il primo atto che abolì la servitù, pagandone il riscatto
col pubblico denaro. Infatti, prima di allora, in città e
specialmente nelle campagne, vivevano moltissimi servi detti « servi
della gleba». Questi infelici non possedevano nulla, persino i loro
figli erano proprietà del padrone. Non erano considerati esseri
umani, ma soltanto cose: accadeva così che, quando il padrone
vendeva un podere, vendeva, anche tutti i servi che lavoravano quella
sua terra.
Questo
è il memoriale dei servi e delle serve che sono stati liberati dal
comune di Bologna; e questo memoriale a buon diritto si intitola
“Paradiso” Un Paradiso di gioia creò al principio Dio
onnipotente; in esso pose l’uomo che aveva plasmato e ornò il suo
corpo di una candida veste, donandogli un’assoluta e perenne
libertà.
Ma
quell’infelice, dimenticando la propria dignità e il dono di Dio,
mangiò il frutto proibito, violando il comandamento divino, e così
trascinò miseramente se stesso e l’intera sua discendenza in
questa valle e avvelenò irreparabilmente il genere umano, legandolo
tristemente con le catene della servitù diabolica. Così da
incorruttibile divenne corruttibile, da immortale mortale, sottoposto
alla decadenza e ad un’opprimente servitù.
Tuttavia,
vedendo Dio che tutto il mondo si avviava alla rovina, ebbe pietà
del genere umano e mandò il Figlio suo unigenito, nato dalla
Vergine Madre per grazia dello Spirito Santo, affinché spezzate
dalla gloria della sua dignità le catene della servitù che ci
tenevano prigionieri, fossimo restituiti all’antica libertà;
pertanto assai bene si opera quando, col beneficio della
affrancazione, si restituiscono alla libertà originaria quegli
uomini, che da principio la natura generò facendoli liberi, e il
diritto delle genti sottopose poi al giogo della servitù.
Considerando
tutto ciò, la nobile città di Bologna, che sempre si è battuta per
la libertà, memore del passato e preparando il futuro, in onore del
Signore nostro, Gesù Cristo Redentore, riscattò per denaro tutti
coloro che, nella città e nella diocesi di Bologna, trovò oppressi
dalla condizione servile e dopo attenta indagine decretò che fossero
liberi, stabilendo che in futuro nessuno che sia oppresso da una
qualche forma di servitù osi stabilirsi nella città o nella diocesi
di Bologna, affinché la comunità degli uomini, liberi per natura o
dopo il riscatto, non possa essere nuovamente corrotta dal germe di
una qualche servitù, poiché un piccolo germe è in grado di
corrompere tutta la comunità, così come la presenza di un solo
malvagio potrebbe disonorare tantissimi onesti.
Al
tempo in cui governava il nobile Bonaccorso da Soresina, podestà di
Bologna, la cui fama degna di ogni lode come una stella risplende,
diffusa in lungo e in largo, e sotto il controllo del suo giudice e
assessore Giacomo Grattacieli, uomo noto per la sua conoscenza del
diritto, per la sapienza, la costanza e la temperanza in ogni
situazione, venne redatto il presente memoriale, che deve
propriamente intitolarsi “Paradiso” e contiene i nomi dei
signori, dei servi e delle serve, affinché sia a tutti manifesto per
quali servi e serve fu acquistata la libertà e a quale prezzo, cioè
dieci lire per ogni servo e serva maggiore di quattordici anni e otto
lire per ogni minore, prezzo stabilito per qualsiasi padrone e in
cambio di chiunque fosse legato da un vincolo di servitù.
Questo
memoriale è stato scritto da me, Corradino Sclariti, notaio
addetto all’ufficio per i servi e le serve, nell’anno del
signore 1257, indizione quindicesima, e di tutto questo si conservi
memoria ora e in futuro.
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