È una lettera al frate che fu
direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si
racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un
condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver
partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato,
travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con
l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione –
anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del
sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della
decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul
corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di
Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica
dell’uomo con Dio.
Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Dico che, se non fuste anegati nel sangue, non perverreste alla virtù piccola della vera umiltà, la quale nasciarà dell'odio, e l'odio dell'amore. E così l'anima n'esce con perfettissima purità, sì come el ferro esce purificato dalla fornace. Così voglio che vi serrate nel costato uperto del Figliulo di Dio, el quale è una bottiga aperta, piena d'odore, in tanto che 'l peccato diventa odorifero. Ine la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue, ine vede che è manifestato el segreto del cuore del Figliuolo di Dio. O botte spillata, la quale dài bere e inebrii ogni inamorato desiderio e dai letitia e illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria che ine s'affadiga, in tanto che altro non si può ritenere, né altro intendere né altro amare se non questo buono e dolce Gesù, sangue e fuoco, ineffabile amore! Poi che l'anima mia sarà beata di vedervi così anegati, io voglio che facciate come colui che attegne l'acqua con la secchia, cioè per smisurato desiderio versare l'acqua sopra 'l capo de' fratelli vostri, e' quali sono membri nostri, legati nel corpo della dolce sposa. E guardate che per illusioni di dimonio, le quali so che v'ànno dato impaccio e daranno, o per detto di creatura non tiriate adietro, ma sempre perseverate, ogni otta che vedeste la cosa più fredda, infine che vediamo spargere el sangue con dolci e amorosi desiderii.
Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A
voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo
Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e
racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio
di vedervi affogato e anegato del sangue dolce del Figliuolo di Dio,
el quale sangue è intriso col foco dell'ardentissima carità sua.
Questo desidera l'anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi e
Nanni e Iacomo. Figliuolo, io non veggo altro remedio che veniamo a
quelle virtù principali le quali sono necessarie a noi; non potrebbe
venire, dolcissimo padre, l'anima vostra, la quale mi s'è fatta
cibo, e non passa ponto di tempo che io non prenda questo cibo alla
mensa del dolce agnello, svenato con tanto ardentissimo amore. Dico che, se non fuste anegati nel sangue, non perverreste alla virtù piccola della vera umiltà, la quale nasciarà dell'odio, e l'odio dell'amore. E così l'anima n'esce con perfettissima purità, sì come el ferro esce purificato dalla fornace. Così voglio che vi serrate nel costato uperto del Figliulo di Dio, el quale è una bottiga aperta, piena d'odore, in tanto che 'l peccato diventa odorifero. Ine la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue, ine vede che è manifestato el segreto del cuore del Figliuolo di Dio. O botte spillata, la quale dài bere e inebrii ogni inamorato desiderio e dai letitia e illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria che ine s'affadiga, in tanto che altro non si può ritenere, né altro intendere né altro amare se non questo buono e dolce Gesù, sangue e fuoco, ineffabile amore! Poi che l'anima mia sarà beata di vedervi così anegati, io voglio che facciate come colui che attegne l'acqua con la secchia, cioè per smisurato desiderio versare l'acqua sopra 'l capo de' fratelli vostri, e' quali sono membri nostri, legati nel corpo della dolce sposa. E guardate che per illusioni di dimonio, le quali so che v'ànno dato impaccio e daranno, o per detto di creatura non tiriate adietro, ma sempre perseverate, ogni otta che vedeste la cosa più fredda, infine che vediamo spargere el sangue con dolci e amorosi desiderii.
Su
su, padre mio dolcissimo, e non dormiamo più, ché io odo novelle
che io non voglio più né letto né testi. Ò cominciato già a
ricévare uno capo nelle mani mie, el quale mi fu di tanta dolcezza,
che 'l cuore no 'l può pensare, né la lingua parlare, né l'occhio
vedere, né orecchie udire.
Andò
el desiderio di Dio, tra gli altri misterii fatti innanzi, e' quali
non dico, ché troppo sarebbe longo. Andai a visitare colui che vi
sapete, e elli ricevette tanto conforto e consolatione che si
confessò e disposesi molto bene. E fecemisi promettare per l'amore
di dio che, quando venisse il tempo della giustizia, io fusse con
lui, e così promisi e feci. Poi, la mattina innanzi la campana,
andai a lui, e ricevetti grande consolatione; menàlo a udire la
messa e ricevette la santa comunione, la quale mai più non aveva
ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di
Dio; solo v'era rimaso uno timore di non essere forte in su quello
punto: ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò,
creandoli tanto affetto e amore nel desiderio di me in Dio, che non
sapeva stare senza lui, dicendo: Sta' meco e non m'abandonare, e così
non starò altro che bene, e morrò contento! e teneva el capo suo
sul petto mio. Io sentivo uno giubilo, uno odore del sangue suo, e
non era senza l'odore del mio, el quale io aspetto di spandere per lo
dolce sposo Gesù. Crescendo el desiderio nell'anima mia e sentendo
el timore suo, dissi: Confortati, fratello mio dolce, ché tosto
giognaremo alle nozze. Tu n'andrai bagnato nel sangue dolce del
Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, el quale non voglio che
t'esca dalla memoria; io t'aspettarò al luogo della giustitia. Or
pensate, padre e figliuolo, che 'l cuore suo perdé ogni timore, la
faccia sua si trasmutò di tristitia in letitia, godeva e esultava e
diceva: Unde mi viene tanta gratia che la dolcezza dell'anima mi
m'aspettarà al luogo santo della giustitia? (è gionto a tanto lume
che chiame el luogo della giustitia luogo santo!). E diceva: Io
andarò tutto gioioso e forte, e parrammi mille anni che io ne venga,
pensando che voi m'aspetterete ine; e diceva parole tanto dolci che è
da scoppiare della bontà di Dio! Aspettàlo al luogo della
giustitia, e aspettai ine con continua oratione e presentia di Maria
e di Caterina vergine e martire. Prima che giognesse elli, posimi
giù, e distesi el collo in sul ceppo: ma non mi venne fatto che io
avessi l'effetto pieno di me ine su. Pregai e costrinsi Maria che io
volevo questa gratia, che in su quello punto gli desse uno lume e
pace di cuore, e poi el vedesse tornare al fine suo. Empissi tanto
l'anima mia che, essendo la moltitudine del popolo, non potevo vedere
creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli gionse, come uno
agnello mansueto, e, vedendomi, cominciò a rìdare, e volse che io
gli facesse el segno della croce; e, ricevuto el segno, dissi: Giuso
alle nozze, fratello mio dolce, ché testé sarai alla vita durabile!
Posesi giù con grande mansuetudine, e io gli distesi el collo, e
chinàmi giù e ramentàli el sangue dell'agnello: la bocca sua non
diceva, se non «Gesù» e «Caterina», e così dicendo ricevetti el
capo nelle mani mie, fermando l'occhio nella divina bontà, dicendo:
Io voglio!
Allora
si vedeva Dio e Uomo, come si vedesse la chiarità del sole, e stava
aperto e riceveva sangue nel sangue suo:uno fuoco di desiderio santo,
dato e nascosto nell'anima sua per gratia, riceveva nel fuoco della
divina sua carità. Poi che ebbe ricevuto el sangue e 'l desiderio
suo, ed egli ricevette l'anima sua e la mise nella bottiga aperta del
costato suo, pieno di misericordi, manifestando la prima verità che
per sola gratia e misericordia egli el riceveva, e non per veruna
altra operazione. O, quanto era dolce e inestimabile a vedere la
bontà di Dio, con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima
partita dal corpo, - vòlt l'occhio della misericordia verso di lui -
quando venne a 'ntrare dentro nel costato, bagnato nel sangue suo,
che valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio! Così ricevuto da Dio,
- per potentia fu potente a poterlo fare, - el Figliuolo, sapientia,
verbo incarnato, gli donò e fecegli partecipare al crociato amore,
col quale egli ricevette la penosa e obrobriosa morte, per
l'obedientia che elli osservò del Padre in utilità dell'umana
natura e generatione. Le mani dello Spirito santo el serravano
dentro. Ma elli faceva uno atto dolce, da trare mille cuori (non me
ne maraviglio, però che già gustava la divina dolcezza): volsesi
come fa la sposa quando è gionta all'uscio dello sposo, che volle
l'occhio e 'l capo adietro, inchinando chi l'à acompagnata, e con
l'atto dimostra segni di ringraziamento. Risposto che fu, l'anima mia
si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue che io non
potei sostenere di levarmi el sangue, che m'era venuto adosso, di
lui. Oimè, misera miserabile, non voglio dire più: rimasi nella
terra con grandissima invidia.
Parmi
che la prima pietra sia già posta, e però non vi maravigliate se io
non v'impongo che 'l desideri di vedervi altro che anegati nel sangue
e nel fuoco che versa el costato del Figliulo di Dio. Or non più
negligentia, figliuoli miei dolcissimi, poi che 'l sangue comincioò
a versare e a ricévare vita.
Epistolario, Santa Caterina da Siena
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