In
ultima analisi, ogni rivelazione è la rivelazione e la comunicazione
che Dio Padre fa di sé mediante il Figlio nello Spirito Santo,
affinché entriamo in comunione con lui . Per tale ragione Dio è
l’unico oggetto, che tutto comprende, della fede e della teologia
(san Tommaso d’Aquino). Di conseguenza è esatto dire che actus
credendi non terminatur ad enuntiabile, sedad rem. In accordo con
ciò, la tradizione teologica del Medioevo stabilisce a proposito
dell’articolo di fede:articulus fidei est perceptio divinae
veritatis tendens in ipsam. Ciò significa che l’articolo di
fede è un’apprensione reale e vera della verità divina; è una
mediazione dottrinale che contiene la verità di cui è testimone.
Proprio perché è vero, esso rimanda, oltre se stesso, al mistero
della verità divina. Ne consegue che l’interpretazione dei dogmi
è, come ogni interpretazione, un cammino che ci conduce dalla parola
esteriore al cuore del suo significato e, infine, all’unica ed
eterna Parola di Dio.
Perciò l’interpretazione dei dogmi non
procede da una parola e da una formula particolare ad altri termini;
procede piuttosto dalle parole, dalle immagini e dai concetti alla
verità della cosa che essi contengono. Ne consegue che alla fine
ogni conoscenza della fede è un’anticipazione della visione eterna
di Dio faccia a faccia. Da questo significato teologale dei dogmi
deriva quindi che:
-
Come qualsiasi proposizione umana relativa a Dio, i dogmi vanno
compresi analogicamente, vale a dire che la somiglianza delle
creature con il Creatore non è mai disgiunta da una dissomiglianza
maggiore . L’analogia è una barriera sia contro una comprensione
oggettivante e cosificata della fede e dei dogmi, sia contro una
teologia negativa eccessiva, che comprende i dogmi come mere «cifre»
di una trascendenza che rimane in ultima istanza inafferrabile e che
quindi ignora la natura storica e concreta del mistero cristiano
della salvezza.
-
Il carattere analogico dei dogmi non dev’essere erroneamente
confuso con una concezione meramente simbolica, che consideri il
dogma come un’oggettivazione posteriore sia di un’esperienza
religiosa esistenziale originaria, sia di una certa prassi sociale o
ecclesiale. I dogmi vanno piuttosto compresi come una forma
dottrinale che ci viene rivolta con valore obbligante nei confronti
della verità salvifica di Dio. Essi sono la forma dottrinale il cui
contenuto è costituito dalla parola e dalla verità di Dio stesso;
vanno quindi interpretati anzitutto teologicamente.
-
Secondo la dottrina dèi Padri, l’interpretazione teologica dei
dogmi non è solo un processo meramente intellettuale. Più
profondamente ancora è un evento spirituale, vale a dire portato
dallo Spirito di verità, che non è possibile senza una
purificazione preliminare degli «occhi del cuore». Essa presuppone
la luce della fede che Dio ci dona, una partecipazione alle cose
divine e un’esperienza spirituale della realtà alla quale
crediamo. In noi ciò è opera dello Spirito Santo. Soprattutto in
questo senso più profondo l’interpretazione dei dogmi è un
problema di teoria e di prassi; è indissolubilmente legata con la
vita di comunione con Gesù Cristo nella Chiesa.
L’interpretazione dei dogmi , Commissione Teologica Internazionale
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