di Rocco Gumina
Poche settimane fa si
concludeva in Brasile la Giornata Mondiale della Gioventù. Tantissimi i
partecipanti giunti da ogni angolo del pianeta per mostrare al mondo intero
quanto sia importante annunciare Cristo. Grande la festa e la folla per le
strade di Rio de Janerio. Infatti si sono calcolati nella sola messa conclusiva
tre milioni di presenze. Attenta la riflessione attorno al tema dell’evento
“Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28, 19). Gioiosa l’attesa per la
prossima Giornata che si svolgerà a Cracovia nel 2016. Ma, per i partecipati
reali e virtuali, cosa resta della GMG? Disfatte le valigie, tornati a casa,
ripreso il solito lavoro e la quotidiana fatica cosa ci si porta dietro che prima
non si possedeva?
Nel rileggere con più
calma e con maggiore attenzione i discorsi e i messaggi di Papa Francesco
durante la manifestazione celebrata in terra carioca, sono rimasto
particolarmente interessato da una sua espressione finale rivolta ai giovani: Andate, senza paura, per servire.
In questo trittico possiamo scorgere un vero e proprio mandato che il vescovo
di Roma, il capo della cattolicità, affida con responsabilità alle giovani
generazioni credenti. Tale mandato si fonda sulle radici più intime dell’esistenza
cristiana.
Infatti con l’invito ad
andare il giovane, ovvero colui che va, deve conoscere bene la propria identità.
È chiamato a capire dove è diretto e ad intendere la finalità della propria
missione. Pertanto la chiamata singolare e comunitaria alla salvezza che ogni
generazione credente riceve da Cristo. Essa non è mai individualistica e a
tinte emotive e spiritualistiche, ma sempre legata alla storia e al cammino del
popolo chiamato alla salvezza. Per intenderla bene, bisogna avere la capacità
di lasciarsi sorprendere da Dio, un po’ come Pietro dinanzi alla pesca
miracolosa e, inoltre, occorre avere la forza di volontà degli atleti che con
sacrifici perseguono la meta.
Con l’espressione senza paura, Francesco ci ha ricordato
che l’inviato, il credente, il missionario non è mai solo. Anche quando egli
ritiene di esserci rimasto, insieme a lui c’è sempre Cristo con la sua morte e
resurrezione. La vita di sequela al Maestro è da compiere in comunione, nella
Chiesa, nel popolo adunato per adorare il Signore. Il mandato, infatti, non è
mai singolo ma collettivo. Il senso di comunione donato e vissuto dona forza e
coraggio per realizzare la missione affidata.
Il per servire finale del trittico può permetterci di sottolineare
l’indole sociale dell’insegnamento del Papa in terra brasiliana.
Nell’incontrare i rappresentati delle istituzioni, i tossicodipendenti
dell’ospedale San Francesco, i
giovani per le strade di Rio Francesco ha voluto marcare l’importanza del
calibrare la fede sempre nell’ottica della storia e delle sue complesse
problematiche. L’assenza del lavoro, il narcotraffico, la crisi economica
mondiale sono tutti contenitori nei quali il credente è chiamato a servire
l’uomo e il mondo in Cristo. Così fede e storia, messaggio evangelico ed
esistenza umana si trovano legati e comprensibili nella prospettiva della
storia della salvezza.
In tal modo mi pare che
qualcosa di nuovo, poggiato sulla sapienza evangelica, il giovane partecipante
alla GMG può aver portato con sé. Anzitutto la ferma convinzione che nella
Chiesa non servono leader locali autoreferenziali, siano essi ministri ordinati
o laici, ma autentiche testimonianze reciproche per crescere insieme. Poi
l’intendere il cristianesimo come realtà totalizzante la propria vita poiché
ogni gesto, pensiero, azione compiuta deve essere posta alla divina presenza. Poiché
in Cristo non c’è più nulla di profano o di religioso, tutto è assunto e
redento, tutto può essere cristico. Inoltre la prova di un popolo di giovani
che non cammina verso la “rottamazione” degli adulti, ma che invece è convinto
della reciproca ricchezza nelle diversità che in sinergia offrono sempre
qualcosa di buono e di nuovo. Infine e soprattutto il mandato ricevuto: andate,
senza paura, per servire.
Fra due anni a Cracovia si
vivrà un’altra Giornata Mondiale della Gioventù sicuramente ricca, visibile e
composita come quella brasiliana. Il tempo che intercorre fra questi due eventi
è quello utile per mettere a frutto il mandato ricevuto. Sta ai giovani e alla
Chiesa tutta ad ogni livello valorizzarlo. La macchina organizzativa per la
manifestazione polacca è già partita, pertanto l’evento ci sarà comunque. Alla
responsabilità credente di ciascuno, invece, la ferma volontà di portare a
termine il mandato.
Commenti