di Luca Scarcia
Dopo le prime informazioni sulla crescita della bioetica
dagli anni '70 in poi - seconde per noia solo alle pagine di Hermann Hesse-
voglio ripercorrere l'itinerario della riflessione etica in medicina, ricco di
tappe significative.
All'origine
dell'etica medica ci sono tre elementi imprenscindibili: le esigenze di
carattere etico che il medico deve rispettare, i significati morali
dell'assistenza al malato e le decisioni che lo Stato deve prendere nei confronti
dei suoi cittadini in merito alla salute pubblica.
Insomma,
passano i millenni ma la proprietà commutativa rimane sempre valida: la salute
e' uno dei pochi obiettivi sensibili che gli uomini hanno cercato di
raggiungere.
Già
il codice di Hammurabi contiene norme che regolano l'attività medica e una
prima regolamentazione delle tasse per l'assistenza sanitaria.
In
questo viaggio, la prima sosta e' in Grecia, nel IV secolo a.C., dove Ippocrate
e il suo Giuramento cambiarono
segnarono un'epoca.
È
noto che esistono problemi di attribuzione ed autenticità, nonché di critica
testuale relativi a tutto il corpus
hippocraticum, compreso il testo del Giuramento: il corpus e' certamente il risultato di contributi di una traduzione e
non di un solo pensatore, ma la paternità del medico di Kos e' oramai
consolidata.
Il
Giuramento rappresenta l'espressione propria della cultura del tempo, di
carattere pre-giuridico, proprio di una categoria- quella medica- che era
considerata al di sopra della legge. La professione medica era rivestita di un
carattere sacrale: si potrebbe parlare di un vero e proprio sacerdozio!
La
struttura del giuramento comprende :
1) un'invocazione
alla divinità;
2) un
brano relativo al rispetto verso il maestro- soprattutto la trasmissione gratuita dell'insegnamento ai suoi figli- e
all'impegno verso tutti quelli che sottoscrivono il Giuramento e desiderano
imparare la professione;
3) un
brano dedicato alla terapia, che obbliga il medico ad escludere determinati
azioni- quali il somministrare il veleno anche a chi lo chiedesse,
l'"aborto procurato", qualsiasi abuso sessuale verso le persone del
malato e dei familiari- e al rispetto del segreto professionale;
4) una
conclusione che invoca sanzioni da parte della divinità in senso positivo
(benedizioni) per chi lo osserva ed in senso punitivo (maledizioni) per chi lo
trasgredisce.
Il
Giuramento fonda la moralità dell'atto medico sul principio, definito nei
secoli futuri, "di beneficenza e non malevolenza", cioè del bene del
paziente. Poiché il medico agisce sempre per il bene del malato, perché questo
e' il suo ethos, allora quello che egli prescrive non avrebbe bisogno di altre
conferme neppure da parte del paziente.
Si
tratta di una morale fondata sul principio sacro del bene del paziente di cui
il medico e' un custode inappellabile, al di sopra della legge e di ogni
sospetto. Inoltre, nella concezione ippocratica e' evidente lo sforzo di
fondare dei criteri oggettivi di moralità: c'è la coscienza del bene in se' è
del rispetto della persona al di la' e al di sopra dei suoi stessi desideri.
Il
pensiero ippocratico e' rimasto canonico per tutta la cultura classica e per
tutto il Medioevo. L'influenza del Giuramento e' universale e diffusa in varia
in culture, come testimoniano "La preghiera quotidiana del medico" di
Mose' Maimonide (Egitto,XIII sec.) e i "Doveri del medico" di Mohamed
Hasin (Persia,1770).
Tuttavia,
e' difficile non riconoscere che il pensiero ippocratico fu il primo passo di
quello che oggi si chiama, con una connotazione negativa, "paternalismo
medico".
La
comparsa del principio di autonomia con l'affermazione del pensiero moderno, il
liberalismo etico di Hume ed in seguito la formulazione dei diritti dell'uomo e
dei diritti del cittadino rappresentano certamente un "antipaternalismo
medico".
Tuttavia,
questi nuovi principi non potranno mai cancellare del tutto il principio di
beneficenza come momento di validità e di garanzia, sia per l'autonomia del
paziente sia per quella del medico. Neppure l'idea di giustizia diffusa nel
pensiero sociale contemporaneo potrà cancellare questo principio di
beneficenza, che non deve essere fondato su una a-storica trascendenza della
professione medica, ma sull'idea di bene e di verità, fondante per la
consistenza stessa degli altri principi di autonomia e di giustizia.
La
bioetica attuale- soprattuto quella principialista- attinge ancora a questa
formidabile tradizione.
Ogni
anno e in tutto il mondo, milioni di
giovani medici giurano su queste stesse parole. Per rito o per profonda
convinzione non si sa, ma il solo fatto che il Giuramento sia ancora presente
nell'insegnamento di un medico, come suo atto finale, e' un sintomo che la sua
ricca eredità non potrà mai essere esaurita perché è legata indissolubilmente
al significato stesso della medicina.
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