di
Luigi Mariano Guzzo
I primi cristiani a chi chiedeva il
battesimo, domandavano: “Fratello, scegli: o il battesimo o le armi?”. Quasi a
significare che è evidente l’incompatibilità tra Vangelo e armi. Ma soprattutto
ad indicare che l’unica strada percorribile per il cristiano è quella della
non-violenza. E’ chiara, quindi, la contraddizione dei preti con le stellette,
ovvero dei cappellani militari che assumono i gradi delle forze armate in
quanto inseriti nella gerarchia militare.
Si torna a parlare della Chiesa
castrense, dopo la nomina del nuovo Ordinario militare d’Italia. L’Ordinariato
militare è una circoscrizione ecclesiastica, retta da Statuto proprio,
giuridicamente assimilata ad una diocesi (cfr. la costituzione apostolica di
Giovanni Paolo II “Spirituali Militum Curae”). Ma andiamo con ordine …
Nell’ambito delle forze armate, l’assistenza religiosa per i cattolici
disciplinata in via unilaterale dalla legge sullo “Statuto giuridico,
avanzamento e trattamento economico del personale dell'assistenza spirituale
alle Forze Armate dello Stato” (legge n. 512 del 1961, così come modificata dal
decreto legislativo n. 490 del 1997). L’assistenza religiosa si configura alla
pari di un vero e proprio rapporto di pubblico impiego, con una netta
separazione delle “competenze” tra Stato e Chiesa: al primo spetta
l’inquadramento gerarchico nonché il trattamento economico e giuridico dei
cappellani; alla seconda, invece, attengono le modalità e le espressioni del
servizio spirituale. La nomina dell’Ordinario militare –col grado di generale
di corpo d’armata-, così come quella del vicario generale –col grado di
maggiore generale- e dei tre ispettori –col grado di brigadiere generale- che
compongono la curia, previa designazione dell’autorità ecclesiastica, è
disposta con Decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente
del Consiglio, di concerto con i ministeri dell’Interno e della Difesa. Tant’è
che l’Ordinario giura nelle mani del Presidente della Repubblica, con questa
formula: “Davanti a Dio e suoi Santi Vangeli, io giuro e prometto, siccome si
conviene a un Vescovo, fedeltà allo Stato italiano. Io giuro e prometto di
rispettare e di far rispettare dal mio clero il Capo dello Stato italiano e il
Governo stabilito secondo le leggi costituzionali dello Stato”. Prestano giuramento
pure il vicario generale, gli ispettori ed i singoli cappellani addetti in
servizio permanente, la cui designazione spetta all’Ordinario militare, pur
essendo nominati con d.p.r. su proposta del Ministero della Difesa. Ovviamente,
l’equiparazione dell’ordinamento gerarchico dei cappellani a quello delle forze
armate si riflette pure dal punto di vista del trattamento economico, a carico
dell’amministrazione della Difesa. In tutto, circa diciassette i milioni che
ogni anno lo Stato spende per l’Ordinariato militare (cfr. http://lucakocci.wordpress.com/2013/08/28/generale-a-due-stelle-pensione-a-cinque-stelle-mons-pelvi-lascia-lordinariato-militare/).
Com’è stato notato, “una integrazione dei sacerdoti cattolici nelle forze
armate così marcata dal punto di vista economico, gerarchico e disciplinare non
appare coerente con il principio di laicità dello Stato né sotto il profilo
della disparità di trattamento la Chiesa cattolica e le altre confessioni, né
sotto il profilo della distinzione degli ordini tra lo Stato e la Chiesa,
quanto alla funzione spirituale affidata ai pubblici impiegati” [Cfr. A.
Valsecchi, “L’assistenza spirituale nelle comunità separate”, in G. Casuscelli
(a cura di), “nozioni di Diritto ecclesiastico”, Giappichelli, Torino, 2009, p.
145]. Ma a parte le questioni di natura costituzionale, vogliamo davvero una
Chiesa più libera ed autenticamente evangelica, come ispirata da Papa
Francesco? Perché allora non pensare, come già proposto da più parti del mondo
militante cattolico, ad una smilitarizzazione dei cappellani militari, vale a
dire ad un loro sganciamento dalla gerarchia militare, sia da un punto di vista
giuridico che economico? Non si chiede alla Chiesa di rinunciare a prestare il
suo servizio spirituale, ma le si domanda di continuare l’assistenza religiosa
in forma autonoma, senza interessi di parte con lo Stato. Non abbiamo bisogno,
infatti, di una Chiesa con le stellette. Ma semmai di una Chiesa che faccia
propri i colori della Pace. E che dica anche lei, una volta per tutte, un no
secco e deciso agli F-35.
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