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La strada intrapresa da Friburgo sui divorziati risposati

Pubblichiamo oggi un’intervista a Eberhard Schockenhoff, a cura di KNA (Katholische Nachrichten Agentur) in “www.domradio.de” dell'8 ottobre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

Il teologo morale cattolico friburghese Eberhard Schockenhoff ritiene che le nuove linee di
orientamento pastorale della diocesi di Friburgo siano un importante passo nel processo di riforma cattolico.


Signor Schockenhoff, come valuta la nuova apertura nella pastorale per i cattolici divorziati risposati?
È una mano che viene protesa verso quelle persone per le quali finora è stato difficile mantenere il contatto con la Chiesa dopo la separazione ed un successivo matrimonio civile. A queste persone giunge ora un invito aperto a partecipare senza limitazioni non solo alla messa, ma anche alla vita sacramentale e a ricevere la comunione, che la Chiesa ritiene fonte e culmine della vita cristiana. E i divorziati-risposati non saranno in futuro respinti a priori se chiederanno per il nuovo corso della loro vita la benedizione della Chiesa.
Ma che cosa cambia ora realmente? Ciò che è stato formulato nelle nuove linee di
orientamento non era già forse prassi comune in molti luoghi?
È vero, ma poiché questo ora viene proposto in un documento dell'ufficio pastorale, assume una dimensione completamente diversa. Coloro che ricevono la comunione trovandosi in questa situazione di vita, ora sanno che vi sono invitati anche ufficialmente, e che non usano per sé un percorso eccezionale, che in realtà dovrebbe esser loro negato. Questo è un passo importante e significativo. In questo modo la diocesi di Friburgo ha assunto un ruolo di precursore nella Chiesa in Germania. Speriamo che ora molte altre diocesi seguano questo esempio.
Ma in molte diocesi tedesche si è detto finora che senza Roma o contro Roma non possiamo far nulla.
Con papa Francesco però il rapporto tra il Vaticano e le chiese locali è cambiato. È evidente che Francesco vuole concedere un maggiore spazio di libertà di decisione – anche in ambito pastorale.
Ora importa che le chiese locali e che i vescovi siano pronti a sfruttare responsabilmente questo spazio di libertà. Dovrebbero smetterla di spiarsi l'un l'altro e bloccare in questo modo importanti passi sulla via della riforma. Dovrebbero procedere insieme su questa via su cui ora una diocesi li ha preceduti.
Vent'anni fa ci fu già una iniziativa simile del vescovo di Friburgo di allora, insieme ai suoi confratelli di Rottenburg-Stoccarda e di Magonza, iniziativa che fu bloccata dal Vaticano. Anche oggi si potrebbe giungere a questo?
Un vento contrario ci può sempre essere. Non si può ancora valutare quanto le iniziative di papa Francesco trovino sostegno nella curia. Ma ad un eventuale vento contrario bisogna appunto tener testa. Se una cosa è teologicamente ben fondata e se dà buoni risultati a livello pastorale, significa che sono maturi i tempi per compiere un simile passo.
Un problema per il quale le nuove linee di orientamento rinviano al livello della conferenza episcopale tedesca è il diritto del lavoro nella chiesa. Come potrebbe procedere questa cosa?
Per questo aspetto mi auguro un effetto catalizzatore del nuovo documento. Infatti, nel diritto del lavoro all'interno della chiesa fino ad ora è previsto un automatico licenziamento per i dipendenti che contraggono un secondo matrimonio civile o che hanno una convivenza con un partner dello stesso sesso. Proprio perché si ritiene che ciò sia in contrasto con i doveri di lealtà che esigono da un collaboratore ecclesiastico di rispettare nel suo modo di vivere la dottrina morale della chiesa.
Ma se ora la chiesa non respinge più dalla vita sacramentale persone che si trovano in quella situazione di vita, questo dovrebbe valere anche negli ambiti più esteriori del diritto del lavoro, e una trasgressione dei doveri di lealtà non dovrebbe più comportare automaticamente il licenziamento.
La conferenza episcopale ha previsto un gruppo di lavoro per questi problemi...
Sì, e spero che ora spiri un vento favorevole ai cambiamenti. Ma anche organizzazioni come gli organismi a capo di ospedali della chiesa, che non sono direttamente dipendenti dalla conferenza episcopale e che hanno una responsabilità propria in questo ambito, ora possono sentirsi incoraggiati a rinunciare in futuro ai licenziamenti.
I critici potrebbero però obiettare che il documento danneggia e indebolisce la dottrina della chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.
Io non la vedo così, anzi è vero il contrario. Solo se la chiesa rende possibile anche il rapporto con il fallimento e la colpa, in modo che non significhi la definitiva esclusione dalla vita ecclesiale, solo se mostra misericordia, rende raggiungibile e praticabile l'ideale del matrimonio indissolubile. E così toglie a molti il timore di osare di contrarre un matrimonio. La tensione tra un ideale morale, un principio irrinunciabile e la sua concreta realizzazione rientra in una realtà di vita caratterizzata da rotture e difficoltà sempre in riferimento alla vita e alla morale.
Si aspetta da queste novità anche effetti determinanti per ulteriori richieste di riforma nella chiesa cattolica?
Per i divorziati-risposati ora è stato compiuto un importante passo avanti. Ma non vorrei stabilire una relazione automatica tra le singole richieste di riforma. Tuttavia in molti ambiti si respira, anche grazie a papa Francesco, un'aria di rinnovamento. E c'è quindi solo da sperare che si giunga a ulteriori passi anche in altri ambiti.

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