Lutero
ha dato l’avvio a tutto il pensiero protestante e in lui si
ritrovano già in germe tutti gli sviluppi successivi. A questa
personalità vulcanica e multiforme si possono appellare tanto le
drastiche riduzioni della figura di Maria quanto le recenti
riscoperte in campo evangelico del posto di lei nel piano della
salvezza.
Due
scritti di Lutero trattano esplicitamente il tema mariologico. Il
Commento al Magnificat del 1521* e il Commento all’Ave Maria,
scritto l’anno successivo e inserito nel Bettbüchlein, libretto di
preghiere, con lo scopo di insegnare ai semplici fedeli l’uso
evangelico dell’Ave Maria. Il primo testo – al quale ci limitiamo
in questa nota – manifesta nel modo più chiaro e completo la
posizione di Lutero riguardo Maria.
***
La maternità divina di Maria, un
elemento dottrinale comune acquisito dalla coscienza cristiana, trova
nel riformatore un fermo difensore non soltanto negli anni giovanili,
ancora influenzati dalla formazione cattolica, ma anche in quelli
della sua più decisa azione riformistica. Il titolo di amabile e
tenera Madre di Dio è frequente. Nel solo commento al Magnificat
ricorre più di venticinque volte, senza contare le perifrasi e
l’equivalente madre di Cristo.
Con
questo titolo Lutero intende operare un ricentramento cristologico e
teologico: ricondurre la fede a Cristo e attraverso di lui
all’esclusiva azione salvifica di Dio.
Gesù,
pur essendo vero uomo, non è un uomo qualunque. Se fosse soltanto
uomo non potrebbe salvarci. È la salvezza stessa, la salvezza in
persona, è Dio.
D’altro
lato Gesù Cristo non è solamente Dio ma Dio nella carne dell’uomo,
il Verbo Incarnato.
Ora,
se Cristo è concretamente Dio nella carne umana, e come tale, in
tutta la sua interezza e non come semplice uomo, è figlio di Maria,
Maria è Madre di Dio.
Il
titolo di Madre di dio è quindi destinato a manifestare la divinità
di Cristo e a testimoniare l’opera di Dio in Maria.
"Le
grandi cose non sono altro che questo, ch’essa è diventata Madre
di Dio; in tale opera le sono dati tanti e sì grandi beni che
nessuno li può comprendere. Poiché da ciò le viene ogni onere,
ogni beatitudine e, in ogni generazione umana, la sua singolare
posizione sopra di tutti, perché nessuno come lei ha avuto dal
Padre celeste un bambino e un simile bambino. Ed essa stessa non
gli può dare un nome per l’immensa grandezza, e non può fare
altro che traboccare d’amore, poiché sono cose grandi che non si
possono esprimere né misurare. Perciò con una parola, chiamandola
Madre di Dio, si è compreso tutto il uo onore; nessuno può dire
di lei e a lei cosa più grande anche se avesse tutte le lingue
quante sono le foglie e l’erba, le stelle in cielo e la sabbia
del mare. Anche il cuore deve riflettere che cosa significhi essere
Madre di Dio" (Commento al Magnificat).
***
All’argomento
della Verginità di Maria, dedicò una costante attenzione per tutto
l’arco della sua vita. Il titolo è senza dubbio il più
ricorrente. Le affermazioni sulla verginità di Maria sono
innumerevoli (WA 10/I, 1,93). E sull’autenticità evangelica della
miracolosa verginità egli non nutre alcun dubbio.
"Noi
dobbiamo stare al vangelo, che dice che lo partorì, e all’articolo
del Credo, col quale diciamo: "il quale è nato dalla Vergine
Maria". Non vi è qui alcuna illusione, ma, come suonano le
parole, una vera nascita... Perciò il suo corpo ha compiuto le
funzioni naturali che appartengono alla nascita; salvo che ha
partorito senza peccato, senza obbrobrio, senza dolore e senza
danno, come aveva concepito senza peccato. La maledizione di Eva:
"Nel dolore partorirai i tuoi figli", non si è estesa a
lei; ma in tutto il resto è accaduto a lei come ad una donna che
partorisce... Nessuna immagine di donna dà all’uomo pensieri
così puri, come questa Vergine, e reciprocamente, nessuna
figura d’uomo, ad una donna, come questo fanciullo. Soltanto
verecondia e purità si sprigiona, purché consideriamo in essa
l’opera divina".
Dalle
precedenti citazioni si arguisce che la verginità di Maria trova la
sua ragion d’essere nella maternità divina di Maria.
Lutero
professa la verginità perenne di Maria come dimostra un testo in cui
egli respinge le insinuazioni di certi suoi avversari:
"Una
nuova menzogna è stata propalata su di me: io dovrei aver
predicato e scritto che Maria, la madre di Dio, non sarebbe stata
vergine né prima né dopo il parto, ma avrebbe avuto il cristo da
Giuseppe e dopo di lui numerosi figli... Ma si tratta di una
menzogna così povera e miserabile che io non la degno di risposta"
(WA 11,314).
***
Lutero
riconosce in Maria un perfetto modello di vita cristiana; in
particolare concentra la sua attenzione su tre caratteristiche della
sua personalità: la fede, l’umiltà e la purezza.
Egli
è sorpreso e affascinato dal comportamento così semplice e fresco
di Maria. La su fede non è sostenuta dalle fallaci sicurezze della
ragione. Se Maria avesse giudicato secondo ragione, avrebbe stimato
parola del diavolo e non di Dio quella che l’angelo le aveva
rivolto (WA 15,478).
La
fede di Maria costituisce la massima espressione del credere (WA
9,517) ed è più grande e solida di quella di Pietro (WA 2,432).
Attraverso la fede di Maria è diventata madre di Cristo.
"
La B. Vergine non avrebbe mai concepito il Figlio di Dio, se non
avesse creduto all’angelo annunziatore, così da dire fiat mihi
secundum verbum tuum, come dichiara Elisabetta: Beata tu che hai
creduto che si sarebbero avverate in te le cose che ti sono state
dette dal Signore, perciò la sua fede ha suscitato l’ammirazione
di Bernardo e di tutta la Chiesa" (WA2,15).
In
riferimento alle nozze di Cana, Lutero esclama: "guardate
come essa agisce e ci ammaestra" (WA 17/II, 66). Non
parlando di fede ma vivendola Maria la insegna con il suo esempio,
una fede serena, forte e sincera che tocca la sostanza stessa: la
potenza di Dio, la sua grazia, la sua volontà di salvezza. Lutero
intende la virtù dell’umanità (Demut) alla luce del verbo
humiliare, cioè abbassare e annientare e traduce humulitas con
nullità, nientezza.
"Questo
è il pensiero di Maria: Dio ha riguardato a me ancella povera,
disprezzata, meschina, mentre avrebbe ben trovato regine ricche,
nobili, potenti, figliole di principi e di grandi signori... invece
ha posato su di me il suo sguardo di pura bontà e si è ervito di
una povera, disprezzata fanciulla, affinché nessuno al suo
cospetto si vantasse di essere stato o di essere degno di tale
onore... Ella non si è vantata né della sua verginità né della
sua umiltà, ma soltanto dello sguardo divino pieno di grazia.
Perciò l’accento non viene posto sulla parola "humilitatem"
ma sulla parola "respexit". Infatti non va lodata la sua
nullità (nichtickeyt) ma lo sguardo di Dio" (Magnificat).
Nemmeno
la certezza della divina maternità trattiene la Madre di Dio dal
sottoporsi ai rigori della stagione per prestare un umile servizio
all’anziana Elisabetta (WA 41,358). È uno specchio dell’umile
sentire di sé che caratterizza il vero seguace di Cristo.
Un
aspetto della purezza di Maria consiste nella lode di Dio per i beni
che ha compiuto in lei e negli altri.
"Dopo
che dunque la madre di Dio ha lodato con spirito semplice e puro il
suo Dio e Salvatore senza diventare presuntuosa a causa dei suoi
beni, ma cantando la bontà di colui come si conviene, ella passa
secondo un giusto ordine, a lodare le sue opere e i suoi beni... Un
altro insegnamento ci dà qui Maria. Ognuno deve essere il primo a
voler lodare Iddio e a mettere in evidenza le opere che egli ha
compiute in lui e poi deve lodare Dio anche per le opere che ha
compiute in altri".
***
Lutero
riconosce la maternità spirituale di Maria, madre dei
cristiani.
"Vedi,
Cristo ci toglie e prende per sé la nostra nascita, e ci dona la
sua, affinché in essa diventiamo nuovi e puri, come se fosse la
nostra propria, e ogni cristiano possa rallegrarsi di questa
nascita di Cristo, non meno che se anch’egli, come Cristo, fosse
nato dalla Vergine Maria. Chi non crede questo, o ne dubita, non è
cristiano. Oh, questa è la grande allegrezza, di cui parla
l’angelo. Questa è la consolazione e la traboccante bontà di
Dio: che l’uomo (in quanto crede) possa gloriarsi di un bene così
prezioso, che Maria sia la sua vera madre, Cristo il suo fratello,
Dio il suo padre... bada ad appropriarti (con la fede) la sua
nascita, a fare il cambio con lui, in modo da liberarti della tua
nascita e da ricevere la sua. Questo accade, se credi così; tu
siedi allora veramente in grembo alla Vergine Maria, e sei il suo
caro fanciullo" (WA 10/I, 72).
"Anche
se egli solo (Cristo) fu nel suo seno, Maria è veramente madre di
lui e di tutti noi... se egli è nostro, noi dobbiamo essere al
posto suo; dov’è lui là siamo anche noi; ciò ch’egli ha,
deve appartenere anche a noi; la sua madre, perciò è anche
nostra" (WA 29,655).
In
Maria trafitta dalla spada del dolore (morte di Giuseppe e
crocifissione di Cristo) è rappresentato il destino di sofferenza e
di gloria della chiesa (WA 10/I, 1,405-6). Essa rappresenta il popolo
di Dio che si sostituisce alla Sinagoga (WA11, 144. 616) in quanto
accetta la Parola di Dio ed è fedele ad essa (W 37, 187-288). Maria
è la Chiesa cristiana, Giuseppe è il servo della Chiesa, come
dovrebbero esserlo i vescovi e i parroci se predicassero il Vangelo.
Sul
vero modo di onorare la madre di Dio Lutero ritorna più volte
soprattutto nel commento al Magnificat.
"...
Così possiamo imparare quale sia il vero onore che le si deve
tributare e mediante il quale la si deve servire... O beata Vergine
e Madre di Dio, come sei stata misera e disprezzata, eppure Dio ha
riguardato a te con tante ricchezza della sua grazia, e grandi cose
ha operato in te; tu non sei stata degna di alcuna di esse, e al di
sopra di ogni tuo merito è stata ricca, sovrabbondante la grazia
di Dio in te. Oh salve! Da ora in eterno beata sei tu che hai
trovato un tale Dio!...
Pensi
forse che la puoi incontrare meglio che quando vieni a Dio per
mezzo di lei e impari da lei a confidare e a sperare in Dio, anche
se vieni disprezzato e annientato in vita e in morte? Essa non
vuole che tu venga a lei, ma per mezzo di lei a Dio. Ma ora vi sono
certuni che cercano in lei come in un Dio aiuto e consolazione,
tanto che io temo che oggi vi sia al mondo più idolatria che mai".
È
evidente la preoccupazione di Lutero che chi onora Maria non si fermi
alla sua persona ma giunga a Gesù Cristo. Nelle espressioni sembra
ammettere che si "venga a Dio per mezzo di lei".
(Carlo Collo)
da http://www.dimensionesperanza.it/aree/formazione-religiosa/mariologia/item/1654-maria-nel-pensiero-di-lutero-carlo-collo-.html
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