di Giulia
Polidori
(Giulia Polidori)
Negli ultimi mesi la comunità globale ha trattenuto il respiro mentre gli
Stati Uniti decidevano cosa fare dei prossimi 4 anni. Obama e Romney si sono
spalleggiati in una corsa che non ha dato niente per scontato, e che ha visto I
due contendenti battersi fino all’ultimo voto. La vittoria di Obama nelle prime
ore europee del 7 di Novembre è arrivata a dare sospiro a tutti quelli che
erano attaccati allo schermo della televisione. Il popolo Americano ha parlato
una volta ancora, ed è una voce che parla di speranza e di fiducia per il
presidente in carica. Della stessa speranza ha parlato il presidente Obama nel
suo discorso dopo che Romney lo ha chiamato accettando la sconfitta oramai
inevitabile.
“Non importa se siete bianchi, neri, ispanici, asiatici, se siete gay o
no, tutti insieme possiamo costruire il futuro"
La voce degli americani arriva da tutte quelle persone che hanno creduto
nel 2008, e credono tutt’oggi nel potenziale delle politiche di Obama. Secondo
i dati riportati dal New York Times, sono le voci di tutte quelle donne,
ispanici, asiatici, giovani sotto i 45 anni di età, liberali e democratici che
vivono nel nord est e nell’ovest del paese che hanno premiato le politiche
portate avanti dal presidente in carica. Si è detto che l’economia è stata il
fattore decisivo per gli elettori che si sono presentati al voto. La demografia
degli elettori è la chiara conferma di ciò, in aggiunta all’appoggio al
programma sociale. Un programma sociale che si è fatto notare per il suo
approccio a temi problematici come l’aborto, lo stupro, le pari opportunità,
così come l’immigrazione. Non bisogna sottovalutare le considerazioni di quel
47% distrattamente bistrattato da Romney nella sua campagna elettorale. Questi
settori della popolazione hanno votato per Obama, insieme a tutti quegli strati
colpiti dalla crisi che hanno mantenuto il loro lavoro grazie agli aiuti
speciali dell’amministrazione Obama a settori come quello automobilistico.
La BBC ha riportato la notizia della vittoria di Obama con un’interessante
osservazione:
“ Dopo
elezioni che quasi tutti concordano siano andate avanti troppo a lungo e siano
costate al paese troppo, gli Stati Uniti sono finiti esattamente dove hanno
iniziato”.
Queste parole rappresentano molto la bene la situazione statunitense della
mattina del 7 di Novembre. Il presidente adesso dovrà affrontare una realtà che
non si può dire migliore rispetto alle sfide che lo attendevano nel 2008. La
strada è ancora tutta in salita e non si prospetta per niente facile. Il Medio
Oriente e la Cina, così come il mercato del lavoro e i mercati finanziari
aspettano dietro l’angolo. Anche l’Europa, per quanto largamente ignorata dalle
campagne elettorali, dovrà essere considerata con più attenzione dalla futura
amministrazione Obama. Gli elettori americani adesso hanno aspettative ancora
più alte, e vogliono vedere realizzata quella speranza e quel sogno di ripresa
che gli è stato promesso – questa è l’ultima occasione per Obama non di
riportare gli Stati Uniti a come erano nel 2007, ma di mostrare una nuova
versione della grande potenza mondiale. Non doversi preoccupare di una
rielezione dovrebbe dare una mano più libera al presidente – è tutto da vedere
se questo sarà abbastanza per poter raggiungere tutti quegli obiettivi che nei
primi quattro anni di mandato non sono stati raggiunti, a causa della crisi
economica nel pieno della sua forza e di una forte opposizione del Congresso.
“Per l’America il meglio deve ancora venire”
Il tema del sogno tanto caro a Obama, così come a tutti gli americani,
desso deve diventare realtà. Per fare ciò Obama conta di
risollevare quell’impegno civile che potrebbe essere fondamentale per la
politica di qualsiasi paese, ma che a volte viene dimenticato, in America così
come nel resto del mondo.
"l'America non è cosa possiamo fare per noi, ma cosa
puó essere fatto da noi"
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