Questo
articolo, come quello su Don Gallo1,
non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi
affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero
più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la
retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete
consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti,
specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed
ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi
errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una
mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari
preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo
personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però,
non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva
almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non
aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il
permissivismo dei suoi superiori).
Nitoglia,
invece, non ha neanche questi pregi, visto il suo rifiuto anche
formale della dottrina cattolica. Già aderente alla FSSPX, se ne era
uscito da questa nel 1985 per fondare l’Istituto Mater Boni
Consilii, un gruppo sedevacantista, fondato sulla cosiddetta Tesi di
Cassiciacum, per cui i Papi sarebbero stati tali materialmente, in
quanto eletti, ma non sostanzialmente, in quanto ricusanti la
dottrina cattolica. A sentir costoro, lo stesso Pio XII, con la sua
revisione “filogiudaica” della liturgia nel 1954-55, sarebbe
stato un cattivo pontefice. Nitoglia, il cui atto di scisma è dunque
anteriore rispetto alla scomunica di Mons. Lefebvre, avrebbe poi
abbandonato queste posizioni per ritornare alla FSSPX, elaborando la
sua “Ipotesi di Velletri” (2008)2,
per cui: «si può riconoscere Benedetto XVI, senza seguirlo negli
eventuali atti direttamente contrari alla vera Religione, ove
l’esercizio pratico della sua Autorità de facto et de jure
lascia almeno dubbiosi e disorientati. Certamente resta il
mistero come possa un Papa porre degli atti contrari alla Religione.
Purtroppo è il mistero tremendo che ci tocca di vivere e sopportare
oggi. Non pretendo di averlo chiarito […]. Benedetto XVI governa
de facto, ha il Titolo
di Papa de jure, tuttavia l’Esercizio
di tale titolo è deficiente.»
Certo,
fa piacere che abbia compreso la fallacia del sedevacantismo, ma
siamo ancora lontani dalla piena comunione con la Chiesa,
specialmente se continua a pretendere – contro il magistero
pontificio – la discontinuità della dottrina pre- e
post-conciliare, con il risultato di doversi baloccare con una tutta
una serie di artifizi retorici e teologici: un onanismo spirituale
che è anche più grave di quello secondo la carne. In più,
all’apparenza, più che al suo dovere di sacerdote, sarebbe dedito
a diffondere per mezzo stampa, ma soprattutto virtuale, tutta una
serie di opinioni personali in ambito non solo teologico, ma anche
storico e filosofico. Famigerata è, ad esempio, la sua convinzione
per cui il tomismo sarebbe l’unica teologia validamente cattolica –
come se la Chiesa non antecedesse S. Tommaso di dodici secoli. Non
intendo scendere ora sul piano teologico, dove comunque le sue
posizioni che abbiamo descritto sopra, lo rendono un autore
decisamente problematico per un cattolico fedele al Papa.
Per
evidenziare la frequente inconsistenza dei suoi testi è sufficiente
badare ad alcuni esempi, in ambito storico-filosofico, che
contribuiscono a gettare più di un’ombra sull’imparzialità e la
scientificità del suo metodo, e quindi a sconsigliarne il ricorso,
se non con la massima cautela. Ad esempio, il Nitoglia non si perita
di accusare Dante di essere eterodosso, rifacendosi
all’interpretazione del tomista Étienne Gilson3,
per poi però essere costretto, nello stesso articolo,
all’autocontraddizione, allorché gli tocca constatare che Papa
Benedetto XV, dedicando al Sommo Poeta un’enciclica, aveva
affermato la sua piena ortodossia («In verità Noi riteniamo che
gl’insegnamenti lasciatici da Dante in tutte le sue opere, ma
specialmente nel suo triplice carme, possano servire quale
validissima guida per gli uomini del nostro tempo»)4
– come fa notare Alessandro Scali5.
Un
altro preclaro esempio di tale pressapochismo e faziosità è
l’articolo dedicato al filosofo Julius Evola6.
Essendo la dottrina di questo in aperto contrasto con il
cristianesimo, dovrebbe essere fin troppo facile evidenziarne gli
errori e l’inconciliabilità. Eppure, il Nitoglia vuole strafare,
arrivando a muovergli accuse assurde e capziose, come quelle di
criptogiudaismo: «essendo siciliano avrà avuto, al novanta per
cento, un po’ di sangue arabo, ossia semita, nelle sue vene e
magari anche ebraico, dato che la Sicilia ha accolto molti ebrei, sia
nel medioevo sia dopo l’espulsione dalla Spagna nel 1492)». Non
risulta che le analisi genetiche o storiche avallino questa
farneticante equazione tra siciliani e semiti, né si capisce cosa
dovrebbe esserci di male, dato che ogni cattolico è spiritualmente
semita, insegna Pio XI.
Altro
esempio del “filosemitismo” di Evola sarebbe che «dà per
scontato che vi furono degli “eccessi nazisti contro gli ebrei”,
ora per “eccessi” - a partire dal dopoguerra - si intende lo
sterminio sistematico tramite a gas del popolo ebraico; ma il fatto è
contestato da numerosi storici, chiamati revisionisti, che dicono non
esservi prove di tale sterminio, nè tantomeno di un suo progetto».
Il “nazista” Evola è quindi accusato di accettare la realtà
storica del genocidio ebraico compiuto dal regime nazionalsocialista,
ad opera di Nitoglia, il quale nega invece che ciò sia avvenuto.
Forse che per lui, San Massimiliano Kolbe e Santa Teresa Benedetta
della Croce – per citare solo due dei tanti martiri cattolici del
nazionalsocialismo, sarebbero morti di freddo? D’altronde, Nitoglia
è tacciato – a ragione – di essere filonazista persino da Andrea
Carancini, altro cattolico convinto dell’inesistenza della Shoah7.
Né si fa mancare, del resto, l’apologia sfrenata del colonialismo
europeo, con argomenti degni del peggior imperialismo
liberal-massonico otto-novecentesco8.
In
sintesi, sfugge come un sacerdote ostinatamente scismatico, e con un
approccio alla storia e alla filosofia così fazioso e sgangherato,
possa essere preso a modello o a fonte. Non è quindi per denigrare
la sua figura che abbiamo scritto questo articolo – egli già rende
pessimo servizio di sé con la sua “opera” – ma per mettere in
guardia contro l’inconsistenza e la pericolosità dei suoi
insegnamenti, ben poco cattolici.
Commenti
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Una recensione che accenna al tema:
https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.398944586877217&type=1
Nitoglia è un essere umano e sicuramente avrà commesso e commetterà degli errori, ma considerare maestri Lutero e Voltaire mi sembra non ponga nella posizione di ergersi a critici.
Dico questo perchè trovo a dir poco scandaloso, come si possa continuare a seguire una chiesa che da 2000 anni ha "infinocciato" tutto il mondo.
Non vi chiedo di credermi, ci mancherebbe altro, io non emetto dogmi, non me ne sognerei mai... e poi mai.... MA CHIEDERE DI LEGGERE LA BIBBIA SI. Poi sono sicuro che alcune pesanti domande la gente se le ponga. MA se volete continuare a credere.... per carità fate pure, ognuno è liberissimo di farlo, ma... a ragion veduta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Piuttosto andatevi a ripassare la storia prima di dare giudizi incauti e temerari, nonché falsi, su un prete fedele come don Curzio. Imbecilli!
La sorella di Raissa.
Invito i Nipoti di Maritai a studiare la storia quella vera non quella fatta da storici ideologicamente orientati che prescinde dall'analisi della realtà e dai documenti
Voltaire e Lutero nemici del cattolicesimo distruttori del cattolicesimo presi come modelli?
Mah sono davvero perplessa che parte della cristianità sia ancora convinta della loro positività comunque la si intendala tolleranza quella vera l'ha insegnata Cristo non chi in nome della tolleranza poi invitava a schiacciare l'Infame! Vorrei davvero essere certa della buone fede di chi elogia simili figure ma francamente mi riesce difficile
Con un po' di sforzo si capisce bene quello che ha voluto dire Andrea O.
Il concordare o meno con Lui è questione opinabilissima. Grazie per l'attenzione.
Non era il tolerante Voltaire socio comanditario di una nave impiegata nel trafico di schiavi?