di Lorenzo Banducci
Senza
gli aiuti della Bce la Spagna sarebbe sprofondata nel baratro.
Questo
hanno ammesso candidamente dalla nazione iberica mentre si apprestavano a
varare una manovra terribile da 65 miliardi di euro contenente:
- Tagli
agli stipendi degli statali
-
Niente
tredicesima
-
Aumento
dell’IVA dal 18 al 21 per cento
-
Aumento
delle bollette energetiche e delle tasse universitarie
-
Tagli
notevoli all’assistenza sanitaria pubblica che porteranno 260mila anziani a non
avere più diritto alle cure mediche pubbliche
La situazione diventa ancor più difficile dal momento che le piazze si stanno riempiendo di persone che protestano per la mancanza di un futuro certo per la loro Spagna. Il timore da parte di tutti è quello di rivivere il dramma greco di dover varare una serie di sacrifici dolorosi, senza però una garanzia certa di uscire dalla situazione di crisi.
La risposta a questi dubbi è in realtà molto complessa. Da un lato le nazioni come la Spagna, la Grecia e anche l’Italia hanno l’obbligo di ridurre il proprio debito pubblico, ma questo procedimento che richiede cambiamenti forti nelle abitudini e nella cultura di un paese dovrebbe essere più graduale e diluito nel tempo. Dall’altro lato la drammaticità della crisi impone scelte rapide per raffreddare i mercati bollenti e rassicurare l’Unione Europea che si sta facendo carico, con i suoi prestiti, di impegni importanti.
Ma
quale può essere una soluzione adeguata ad arginare la crisi della zona Euro? Solo
se ci sarà una risposta compatta da parte di tutta l’Unione verso il
superamento di interessi nazionali ed in direzione della grande realizzazione
del sogno degli Stati Uniti d’Europa riusciremo in questo, comunque non facile,
intento.
Mi
rendo conto che non sto dicendo nulla di nuovo rispetto a quanto sia Monti sia
altri leader europei hanno fatto capire ad Angela Merkel, ma si rende
necessario, adesso più che mai, un colpo di coda decisivo verso quest’ottica
altrimenti a farne le spese non saranno soltanto i cittadini dei paesi
indebitati, ma anche i paesi più ricchi fra cui spicca indubbiamente la
Germania.
E’
la storia che ci chiede questo: il compimento del progetto voluto con forza da
grandi uomini come De Gasperi, Adenauer e Schuman che pensarono a un’unione di
Stati Europei innanzitutto per salvaguardare la pace da poco ottenuta. Ora c’è
bisogno insieme di vincere un’altra guerra più subdola di quella combattuta sui
campi da battaglia, ma che tocca nel profondo le nostre vite e ci costringe a
pensare a un Mondo e ad un’Europa diversi. Unità e solidarietà potranno
diventare le due nuove parole chiavi di questo corso:
1-
Unità
politica oltre che economico-monetaria, ma soprattutto unità di intenti verso
la realizzazione del bene comune.
2-
Solidarietà
nei confronti di chi ha più bisogno di aiuto a causa di decenni di politiche
errate caratterizzati dalla mancanza di quel rigore che stiamo imparando a
conoscere dai Paesi del Nord Europa.
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