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A proposito delle nozze gay

Di Lorenzo Banducci 


Qualche giorno fa ho espresso sempre dalle pagine del nostro blog la mia contrarietà al matrimonio fra persone dello stesso sesso senza spiegare il perché di questa mia convinzione.

La posizione della Chiesa Cattolica su questo tema è piuttosto chiara. Il matrimonio in quanto sacramento sul quale si fonda la famiglia (prima cellula della Chiesa e della società) può avvenire solo fra persone di sesso diverso, proprio perché in grado di completarsi a vicenda e di donarsi pienamente l’uno all’altra e viceversa.




Questa concezione che non è teologica, ma anzi antropologica  risulta senza dubbio difficile da far comprendere a chi non sia credente e abbia una visione dell’uomo diversa dalla nostra.

Ecco perché Casini ha commesso un grave errore nel spiegare il perché sia sbagliato aprire l’istituto del matrimonio anche alle coppie omosessuali definendolo“incivile e fuori dalla natura”. La virtù del cristiano, a mio parere, dovrebbe condurlo sempre a un confronto con chi la pensa diversamente da lui senza andare mai a scadere nel rischio di offendere la sensibilità di qualcuno.

Proverò dunque in queste righe a delineare ed elencare due motivazioni riguardo alla mia contrarietà alle nozze gay, cogliendo l’occasione per ribadire ancora la mia visione favorevole nei confronti delle unioni civili aperte alle coppie omosessuali:

1-    Il matrimonio in quanto tale è caratterizzato e definito per essere l’unione fra due persone di diverso genere. Usare lo stesso nome e le stesse peculiarità per un altro tipo di unione che avviene fra due persone dello stesso sesso non mi pare dunque corretto. Questo è già un primo ed importante motivo che dovrebbe anche interessare gli omosessuali stessi: rimarcare delle distinzioni rispetto agli eterosessuali può essere utile anche a loro per prendere coscienza della rilevanza che ha la loro unione. Non si dovrà trattare di un legame di serie B o di dignità inferiore al matrimonio, ma di un qualcosa dotato di una propria dignità specifica per quella situazione.

2-    Aprire al matrimonio gay significherebbe anche aprire a tutti quei diritti che contraddistinguono anche le coppie eterosessuali. Mi riferisco in questo caso soprattutto alla possibilità di adottare dei figli. Il tema della crescita e dello sviluppo di bambini con genitori entrambi dello stesso sesso è molto discusso e dibattuto. Esistono ricerche con risultati discordanti su questa questione che ci impongono (e dovrebbero imporli a tutti) delle domande importanti: dove li mettiamo (in assenza di certezze scientifiche) i bisogni e le necessità per il bambino adottato da coppie omosessuali? Dovremo tutelare il diritto del bambino di crescere bene, prima ancora del diritto della coppia che desidera avere un figlio.


Spero di essere stato con queste parole più chiaro rispetto all’on. Casini del quale comunque apprezzo l’importanza, da parte sua, di un’apertura alle unioni civili, che potranno essere un passo avanti su quel tema, tanto discusso, riferito ai diritti


(Lorenzo Banducci)

Commenti

Unknown ha detto…
Carissimo Lorenzo,
condivido pienamente che l'on. Casini, con le sue dichiarazioni, si presti a critiche facili e, tra l'altro, non permetta nemmeno un serio dialogo sul tema.
Tuttavia, non trovo condivisibile nemmeno il tuo approccio, anche se possiamo trovarci d'accordo sulla tesi di fondo.

La definizione di matrimonio sicuramente oggi include l'unione tra due persone di diverso sesso, ma non è vero che esclude i rapporti di coniugio tra persone di uguale sesso. O meglio, sicuramente in Italia li esclude ma di sicuro non in Spagna, né a New York, né completamente a livello di giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (non mi dilungo sulle precisazioni).

In secondo luogo, non è vero che le unioni civili rimarcherebbero delle differenze tra il matrimonio eterosessuale e l'unione omosessuale, se tale ultimo istituto venisse aperto anche alle coppie etero di conviventi (come sembra indiscusso avverrà a Milano).

In terzo luogo, i diritti e i doveri di una coppia coniugata sono ben più numerosi della sola possibilità di adottare (cosa che potrebbe essere comunque vietata da una legge). Comprendono, ad esempio, la comunione dei beni, la legittimazione a succedere dopo la morte, l'obbligo di coabitazione, di provvedere entrambi alle necessità della famiglia...

Premesso che il mio commento pecca sicuramente di imprecisioni per la sua estrema sintesi, e che, sono consapevole, non porta delle nuove soluzioni, voglio solo far notare che il ragionamento dovrà essere più complesso e le motivazioni, a mio avviso, non saranno così lampanti come sembrano dall'articolo.

A meno che non si voglia appellarsi alle categorie del diritto naturale (come ha fatto Casini), si finirà in un dibattito che non vedrà né vincitori né vinti e spetterà al Parlamento decidere che linea intraprendere.

Domenico
Nipoti di Maritain ha detto…
Carissimo Domenico,

Ti ringrazio molto per il commento e rispondo ai tuoi 3 punti sollevati:

1- Dal punto di vista di giurisprudenza è indubbiamente vero che in molti Stati e anche per quanto concerne la Corte Europea è stata introdotta questa nuova definizione di matrimonio, ma questo non giustifica e non chiude il dibattito. Il matrimonio ha una definizione precisa insita nella sua etimologia che va comunque rispettata. Se altri Paesi non lo fanno non è comunque corretto che lo si faccia noi.

2- Io riserverei alle coppie omosessuali un proprio istituto diverso sia dal matrimonio che dalle eventuali unioni civili (aperte quelle sì indistintamente a coppie eterosessuali ed omosessuali).

3- I diritti che citi te potrebbero essere tutti inseriti nel nuovo istituto da introdutte, basta che non ci sia equiparazione completa al matrimonio

Lorenzo

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