di Lorenzo Bianchi
Di solito sino ad ora
mi limitavo a sorridere e a rispondere di sì, dilungandomi poi a seconda dei
casi e delle richieste su questo o su quell’aspetto della vita seminariale
(dove si studia, quando, come, che si mangia, dove e quando si prega, che si fa
nel tempo libero ecc…). Fino ad oggi, dicevo: perché giusto ieri notte, prima
di recitarmi compieta, sono stato fulminato dal pensiero che, in effetti, la
“scoperta” di cui sopra è un’enorme, colossale falsità, o meglio un’imprecisione.
Stupiti? Allora vi
propongo un quesito: sapervi rispondere riporterebbe la situazione all’inizio
annullando la mia obiezione. La domanda è questa: è possibile in qualche modo
imparare ad amare? C’è un corso di studio, un tomo universitario, una guida
pratica cartacea o multimediale che insegni dalla A alla Z come ci si innamora
e cosa si deve fare una volta che ci si è innamorati? La risposta, cari lettori,
è banale e rende ridicola l’affermazione ormai famosa. Semplicemente, no, non
esiste niente del genere né mai esisterà. La cosa più simile che vi si avvicina
è il Vangelo, ma anche lì è ridicolo prenderlo come banale manuale.
Ma cosa c’entra l’innamorarsi,
vi chiederete magari? Invece è fondamentale, decisivo, ed è ciò che
contraddistingue maggiormente un sacerdote cristiano da un sacerdote taoista o
un bonzo tibetano o uno sciamano animista. Costoro infatti per “svolgere il
loro mestiere” non necessitano minimamente della carità; al contrario, il prete
cattolico (e volendo anche il pastore protestante, ma in misura minore e
vedremo tra poco perché) ha un bisogno viscerale della carità e dell’amore.
Mi spiego meglio:
sicuramente avrete tutti presente 1Cor 13, 1-13 (altrimenti andate a leggere e
poi tornate qui), l’inno alla carità è sicuramente una delle pagine bibliche
più toccanti e sublimi e quella che volendo riassume in un’unica parola l’attrazione
che noi proviamo verso Cristo e che Cristo prova verso di noi. Di conseguenza,
essendo il sacerdote colui che è preposto non solo all’amministrazione dei
Sacramenti, quindi al contatto diretto con Dio, ma anche alla cura pastorale
delle anime a lui affidate, necessiterà più di ogni altra cosa della vera
carità. Come potrebbe, infatti, celebrare pienamente l’eucarestia con il cuore
pieno di astio o disperazione? Come consolare un figlio spirituale se
attanagliato dallo sconforto? O peggio, come fare tutto ciò se caduti nell’aridità
spirituale, nel mancato contatto con Dio nella preghiera?
Nella “Imitazione di
Cristo” (IV. 11. 3) leggiamo: “Quale grandezza, quale
onore, nell’ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre
parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo
con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli
altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca,
e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante
volte l’autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona,
deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento;
semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi
alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le
mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. È proprio
per i sacerdoti che è detto nella legge: "siate santi, perché io, il
Signore Dio vostro, sono santo" (Lv 19,2).”
Come non
sottoscrivere queste parole? La vita del sacerdote è fatta di questo: essere
santi e apostoli della carità; il cosiddetto studio viene dopo, è la
conseguenza di tali premesse (l’amore verso gli altri spinge -o dovrebbe
spingere- ad aumentare la propria cultura sì che gli altri ne possano
beneficiare), non è il centro d’essere sacerdote o aspirante tale. È
fondamentale di conseguenza per chiunque intraprenda questa via di vita pregare
continuamente e con intensità, affinché il Signore possa concedere con lui “un incontro personale e vivo, ad
occhi aperti e cuore palpitante” (Giovanni Paolo II).
(Lorenzo
Bianchi)
Commenti
:)Nel caso diventassi Papa, per favore fai quello che puoi sui temi sollevati qualche post fa (il controverso 'Ma i Papisti si salveranno?), mi raccomando:)
Comunque Claudio se ti viene voglia un giorno di scrivere un articolo,mandacelo pure!
(Puoi mandarlo alla mia email niccolo.bonetti@hotmail.it)
Ciao!
Grazie per l'offerta,mi piacerebbe, anche se de facto GIA' scrivo per questo blog:)
alla prossima