Si
danno, certo, situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo.
Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno
stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e
responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e
di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la
tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità
umana.E tuttavia sappiamo che l'insurrezione rivoluzionaria - salvo
nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente
ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al
bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie, introduce
nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un
male reale a prezzo di un male più grande.Ma desideriamo che il
nostro pensiero venga rettamente inteso: la situazione presente
dev'essere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie, che essa
comporta, combattute e vinte. Lo sviluppo esige trasformazioni
audaci, profondamente innovatrici. Riforme urgenti devono essere
intraprese senza indugio. A ciascuno l'assumersi generosamente la sua
parte, soprattutto a quelli che per la loro educazione, la loro
situazione, il loro potere si trovano ad avere grandi possibilità
d'azione. Pagando esemplarmente di persona, essi non esitino a
incidere su quello che è loro, come hanno fatto diversi dei Nostri
fratelli nell'episcopato. Risponderanno così all'attesa degli uomini
e saranno fedeli allo Spirito di Dio: giacché è «il fermento
evangelico che ha suscitato e suscita nel cuore umano un'esigenza
incoercibile di dignità» .
Progressio
populorum,Paolo VI
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