26.
Così il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica
intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria
adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su
punti sostanziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo: né
all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica
di violenza e al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale
nella collettività, negando insieme ogni trascendenza all'uomo e
alla sua storia, personale e collettiva; né all'ideologia liberale
che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni
limite, stimolandola con la ricerca esclusiva dell'interesse e del
potere, e considerando la solidarietà sociale come conseguenza più
o meno automatica delle iniziative individuali e non già quale scopo
e criterio più vasto della validità dell'organizzazione sociale.
27.
È necessario sottolineare l'ambiguità che può celarsi in ogni
ideologia sociale? Talora essa riduce l'azione, politica o sociale, a
una semplice applicazione di un'idea astratta, puramente teorica;
talora è il pensiero che diventa puro strumento al servizio
dell'azione, quasi un semplice mezzo di strategia. In ambedue i casi
non è l'uomo che rischia di trovarsi alienato? La fede cristiana si
pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in quanto
riconosce Dio, trascendente e creatore, che interpella, a tutti i
livelli della creazione, l'uomo quale essere responsabilmente libero.
28.
Il pericolo sarebbe anche di aderire fondamentalmente a un'ideologia
che non ha alla base una dottrina vera e organica, di rifugiarvisi
come in una spiegazione ultima e sufficiente di tutto, costruendosi
così un nuovo idolo di cui si accetta, talvolta senza prenderne
coscienza, il carattere totalitario e coercitivo. Si pensa di trovare
così una giustificazione alla propria azione, anche violenta, un
adeguamento a un desiderio generoso di servizio; questo desiderio
resta, ma si lascia assorbire da un'ideologia la quale, anche se
propone certe vie di liberazione per l'uomo, finisce in ultima
analisi per asservirlo.
29.
Se oggi si è potuto parlare di un regresso delle ideologie, ciò può
indicare che è venuto un tempo favorevole a un'apertura verso la
trascendenza concreta del cristianesimo; ma può indicare anche uno
slittamento più accentuato verso un nuovo positivismo: la tecnica
generalizzata come forma dominante di attività, come modo assorbente
di esistere, e magari come linguaggio, senza che la questione del suo
significato sia realmente posta.
I
movimenti storici
30. Ma al di fuori di
questo positivismo, che riduce l'uomo a una sola dimensione - per
quanto essa possa essere importante oggi - e che in tal modo lo
mutila, il cristiano nella sua azione si imbatte in movimenti storici
concreti usciti dalle ideologie e, per un verso, distinti da esse.
Già il nostro venerato predecessore Giovanni XXIII, nella Pacem
in terris, mostra la possibilità di operare una distinzione: «Non
si possono identificare, scrive egli, false dottrine filosofiche
sulla natura, l'origine e il destino dell'universo e dell'uomo, con
movimenti storici e finalità economiche, sociali, culturali e
politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle
dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione.
Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono
sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle
situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non
subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a
mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei
movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta
ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona
umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione?».
L'attività
delle correnti socialiste
31.
Oggi ci sono dei cristiani che si lasciano attirare dalle correnti
socialiste e dalle loro diverse evoluzioni. Essi cercano di
riconoscervi talune delle aspirazioni che portano in se stessi in
nome della loro fede. Si sentono inseriti in questo flusso storico, e
vogliono svolgervi un'azione. Ora, secondo i continenti e le culture,
questa corrente storica assume forme diverse sotto uno stesso
vocabolo, anche se esso è stato e resta, in molti casi, ispirato da
ideologie incompatibili con la fede. Un attento discernimento si
impone. Troppo spesso i cristiani attratti dal socialismo tendono a
idealizzarlo in termini assai generici: volontà di giustizia, di
solidarietà e di uguaglianza. Essi rifiutano di riconoscere le
costrizioni dei movimenti storici socialisti, che rimangono
condizionati dalle loro ideologie d'origine. Tra i vari livelli a cui
il socialismo si esprime - aspirazione generosa e ricerca di una
società più giusta, movimenti storici con organizzazione e scopo
politici, ideologia con pretesa di offrire una visione totale e
autonoma dell'uomo -, bisogna stabilire delle distinzioni, le quali
guideranno le scelte concrete. Tuttavia queste distinzioni non devono
tendere a considerare i menzionati livelli come completamente
separati e indipendenti. Il legame concreto che, secondo le
circostanze, esiste fra essi deve essere lucidamente individuato, e
tale perspicacia permetterà ai cristiani di precisare il grado di
impegno possibile in questa direzione, una volta assicurati i valori,
soprattutto di libertà, di responsabilità e di apertura allo
spirituale, che garantiscono lo sviluppo integrale dell'uomo.
L'evoluzione
storica del marxismo
32.
Altri cristiani si chiedono anche se un'evoluzione storica del
marxismo non possa autorizzare taluni accostamenti concreti. Essi
rilevano in effetti un certo sblocco del marxismo, che finora si
presentava come un'ideologia unitaria, esplicativa della totalità
dell'uomo e del mondo nel suo processo di sviluppo, e dunque atea. Al
di fuori del confronto ideologico che separa ufficialmente i diversi
sostenitori del marxismo-leninismo nella loro rispettiva
interpretazione del pensiero dei fondatori, e al di fuori delle
opposizioni aperte tra i sistemi politici che a tale pensiero si
rifanno, taluni stabiliscono distinzioni tra i diversi livelli a cui
il marxismo si esprime.
33.
Per gli uni, il marxismo resta essenzialmente una prassi attiva della
lotta di classe. Esperimentando il vigore sempre presente e
incessantemente rinascente dei rapporti di dominio e di sfruttamento
fra gli uomini, essi riducono il marxismo soltanto a lotta, talvolta
senz'altra prospettiva, lotta che bisogna proseguire e anzi provocare
in modo permanente. Per altri il marxismo è prima di tutto
l'esercizio collettivo del potere politico ed economico sotto la
direzione del partito unico, che si ritiene la sola espressione e il
solo garante del bene di tutti, negando agli individui e agli altri
gruppi qualsiasi possibilità di iniziativa e di scelta. A un terzo
livello, il marxismo, sia o no al potere, indica l'ideologia
socialista che ha per base il materialismo storico e la negazione di
ogni trascendenza. Infine, il marxismo si presenta sotto la forma più
attenuata ma più seducente per lo spirito moderno, di attività
scientifica, di metodo rigoroso di analisi della realtà sociale e
politica, di legame razionale ed esperimentato dalla storia tra la
conoscenza teorica e la prassi della trasformazione rivoluzionaria.
Benché questo tipo di analisi metta in risalto certi aspetti della
realtà a danno di altri e li interpreti in funzione dell'ideologia,
fornisce tuttavia a certuni, con uno strumento di lavoro, una
certezza preliminare all'azione, accompagnata dalla pretesa di
decifrare con metodo scientifico le spinte dell'evoluzione sociale.
34.
Se attraverso il marxismo, come è concretamente vissuto, si possono
distinguere questi diversi aspetti e le questioni che essi pongono
alla riflessione e all'azione dei cristiani, sarebbe illusorio e
pericoloso giungere a dimenticare l'intimo legame che tali aspetti
radicalmente unisce, accettare gli elementi dell'analisi marxista
senza riconoscerne i rapporti con l'ideologia, entrare nella prassi
della lotta di classe e della sua interpretazione marxista
trascurando di avvertire il tipo di società totalitaria e violenta
alla quale questo processo conduce.
L'ideologia
liberale
35.
Dall'altra parte si assiste a un rinnovamento dell'ideologia
liberale. Questa corrente si afferma sia all'insegna dell'efficacia
economica, sia come difesa dell'individuo e contro le iniziative
sempre più invadenti delle organizzazioni e contro le tendenze
totalitarie dei poteri politici. Certamente l'iniziativa personale
deve essere mantenuta e sviluppata. Ma i cristiani che s'impegnano in
questa direzione, non tendono, a loro volta, a idealizzare il
liberalismo, che diventa allora un'esaltazione della libertà? Essi
vorrebbero un nuovo modello, più adatto alle condizioni attuali, e
facilmente dimenticano che alla sua stessa radice il liberalismo
filosofico è un'affermazione erronea dell'autonomia dell'individuo
nella sua attività, nelle sue motivazioni, nell'esercizio della sua
libertà. Ciò significa che anche l'ideologia liberale esige da
parte loro un attento discernimento.
Il
discernimento cristiano
36. In questo rinnovato
accostamento delle diverse ideologie, il cristiano attingerà alle
sorgenti della sua fede e nell'insegnamento della chiesa i principi e
i criteri opportuni per evitare di lasciarsi sedurre e poi
rinchiudere in un sistema, i cui limiti e il cui totalitarismo
rischiano di apparirgli troppo tardi se egli non li ravvisa nelle
loro radici. Al di là di ogni sistema, senza per questo omettere
l'impegno concreto al servizio dei fratelli, egli affermerà, al
centro stesso delle sue opzioni, l'originalità dell'apporto
cristiano a vantaggio di una trasformazione positiva della
società.
Rinascita
delle utopie
37.
Meglio si comprendono oggi i lati deboli delle ideologie esaminando i
sistemi concreti nei quali esse cercano di realizzarsi. Socialismo
burocratico, capitalismo tecnocratico, democrazia autoritaria
manifestano la difficoltà di risolvere il grande problema umano
della convivenza nella giustizia e nella uguaglianza. In realtà,
come potrebbero essi sfuggire al materialismo, all'egoismo o alla
violenza che fatalmente li accompagnano? Da dove viene la
contestazione che nasce un po' ovunque, segno di un disagio profondo,
mentre si assiste alla rinascita di «utopie» che pretendono di
risolvere il problema politico delle società moderne con più
efficacia delle ideologie? Sarebbe pericoloso non ammetterlo:
l'appello all'utopia è spesso un comodo pretesto per chi vuole
eludere i compiti concreti e rifugiarsi in un mondo immaginario.
Vivere in un futuro ipotetico rappresenta un facile alibi per
sottrarsi a responsabilità immediate. Bisogna però riconoscere che
questa forma di critica della società esistente stimola spesso
l'immaginazione prospettica, ad un tempo per percepire nel presente
le possibilità ignorate che vi si trovano iscritte e per orientare
gli uomini verso un futuro nuovo; tramite la fiducia che dà alle
forze inventive dello spirito e del cuore umano essa sostiene la
dinamica sociale; e se non si nega a nessuna apertura, può anche
incontrarsi con il richiamo cristiano. Lo Spirito del Signore, che
anima l'uomo rinnovato nel Cristo, scompiglia senza posa gli
orizzonti dove la sua intelligenza ama trovare la propria sicurezza,
e sposta i limiti dove si rinserrerebbe volentieri la sua azione;
egli è abitato da una forza che lo sollecita a sorpassare ogni
sistema e ogni ideologia. Nel cuore del mondo rimane il mistero
dell'uomo che si scopre figlio di Dio nel corso di un processo
storico e psicologico, nel quale lottano e si alternano costrizioni e
libertà, pesantezza del peccato e soffio dello Spirito.
Il
dinamismo della fede cristiana trionfa allora sui gretti calcoli
dell'egoismo. Animato dalla potenza dello Spirito di Gesù Cristo,
salvatore degli uomini, e sostenuto dalla speranza, il cristiano
s'impegna nella costruzione di una città umana, pacifica, giusta e
fraterna, che sia un'offerta gradita a Dio. In effetti «l'attesa di
una terra nuova non deve indebolire ma piuttosto stimolare l'impegno
di coltivare la terra presente nella quale cresce quel corpo della
nuova famiglia umana che già riesce ad offrire una certa
prefigurazione del mondo futuro».
Paolo
VI, Octogesima Adveniens
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