di Lorenzo Banducci
E’
molto facile a volte dire di “no”. Facilissimo quando l’incarico si fa pesante
e il fardello è troppo grande da portare. Il “no” ti scarica dalle
responsabilità e ti consente di rifugiarti nella serenità e nei tuoi interessi.
Difficile
diventa a volte percepire la nostra vita come semplice servizio agli altri, a
chi ci chiede aiuto, a chi ha bisogno di noi. Ancor più difficile quando questo
accade nella politica. La politica dovrebbe essere il mondo all’interno del
quale dire di “sì” di fronte alle richieste di responsabilità maggiori dovrebbe
essere la norma, nonostante queste siano talvolta quasi intollerabili da
portare.
Giorgio
Napolitano oggi ci ha fatto capire cosa significhi anteporre il bene comune
agli interessi personali. Il riconfermato presidente della Repubblica stamani
si sarà alzato, avrà fatto colazione e avrà avuto per la testa ben altri
progetti per la giornata e più in generale per i mesi a venire. A 88 anni
avrebbe sicuramente preferito tornare a fare il nonno, godersi in silenzio e in
pace l’ultima parte della sua già lunga vita. La storia ha consegnato a questo “giovanotto”
un destino più difficile che non esiterei anche a definire ingrato. Napolitano aveva
già col suo carisma e con le sue straordinarie capacità di mediazione tolto il
Paese dal fuoco della crisi nell’autunno del 2011 dando l’incarico come premier
a Mario Monti. Noi italiani già per questo lo abbiamo dovuto ringraziare
lungamente. Nulla comunque in confronto a quello che dovrà portare avanti il
Capo dello Stato nelle prossime settimane. Ascolteremo le sue parole lunedì,
nelle quali, sicuramente, saprà tracciare una linea da seguire per il futuro del
paese.
Inevitabile
adesso per il PD, che è riuscito nell’impresa strepitosa di affossare il suo
fondatore Romano Prodi, seguire Napolitano sulla strada di un governo di larghe
intese per realizzare i punti espressi nei giorni scorsi dai famosi “saggi”. Punti
senza dubbio banali: si tratta dei problemi dei quali siamo tutti a conoscenza,
ma proprio per la loro semplicità richiedono un’immediata realizzazione da
parte del nuovo governo per il bene dell’Italia.
Il
PD sconfitto, amareggiato, fatto a brandelli e con la dirigenza dimissionaria in questi due giorni avrebbe quasi
tutto da imparare dall’atteggiamento di Napolitano. La dote fondamentale non
solo per un buon politico, ma anche per un buon uomo: la responsabilità di
fronte al precipitare degli eventi.
E’
questa la lezione da apprendere a margine di questi tre giorni. Mi asterrò
almeno per ora dall’analizzare il futuro del PD e del suo congresso, dal parlare del Movimento 5
stelle e delle sue trappole e provocazioni segnate dalla ridicola e divisiva candidatura di Rodotà, dal trattare di questa nostra
democrazia inghiottita dalla rete e dai suoi mal di pancia sintomo dell’evidente
incapacità da parte di un intero paese e dei partiti di vedere oltre la punta del proprio
naso. Avremo molto di cui parlare nei prossimi giorni, ma stasera voglio vedere solo il "meglio" di questa fase.
Concludo con un breve appello rivolto anche ai
nostri lettori che, come noi, hanno sofferto in questi ultimi 3 giorni in cui
le istituzioni si sono più volte impantanate durante l'elezione del Capo dello
Stato. A loro chiedo di far partire da stasera e anche da qui una riflessione
per tornare a costruire un Paese diverso e migliore. Siamo pronti, come sempre, ad ospitare
i contributi di tutti! Uomini e donne di buona volontà il momento di uscire e
dire la propria è ora.
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