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Sulla sterilizzazione

di Niccolò Bonetti


Il 13 Marzo 1975 la Congregazione per la dottrina della Fede diffuse alcune Risposte circa la sterilizzazione negli ospedali cattolici.
Per la Congregazione per sterilizzazione diretta si intende “ogni sterilizzazione che per se stessa, cioè per sua propria natura e condizione, ha per unico effetto immediato
di rendere la facoltà generativa incapace di procreare”.



Essa è sempre illecita e immorale “nonostante ogni soggettiva buona intenzione di coloro i cui interventi sono ispirati alla cura o alla prevenzione di una malattia fisica o mentale prevista o temuta come risultato di una gravidanza “.
La sterilizzazione della facoltà procreativa viene poi definita molto più grave della stessa contraccezione poiché “produce nella persona uno stato di sterilità quasi sempre irreversibile”.
Un'autorità pubblica che tentasse di imporre in vista del bene comune di imporre la sterilizzazione diretta compirebbe un atto gravemente immorale“poiché siffatta sterilizzazione intacca la dignità e la inviolabilità della persona umana “.
Non è neppure lecito invocare in questa delicata questione il principio di totalità, in virtù del quale vengono giustificati interventi sugli organi a motivo di un maggior bene della persona poiché la sterilizzazione diretta è contraria al bene morale della persona, che è il bene più alto, poiché priva di proposito la prevista e liberamente scelta attività sessuale di un elemento essenziale qual è la capacità procreativa.
La Congregazione è consapevole del dissenso teologico verso queste tesi ma nega che si possa dare un significato dottrinale a questo fatto in quanto tale, come se esso costituisca un luogo teologico che i fedeli possono invocare, abbandonando il Magistero per aderire a opinioni di teologi dissidenti.
E' vietata di conseguenza negli ospedali cattolici ogni cooperazione ,consenso o approvazione verso queste pratiche.
La condanna del Magistero colpisce quindi ogni pratica o intervento artificiale volto a privare l'atto coniugale della sua finalità procreativa sia essa la contraccezione o la sterilizzazione.
Contraccezione e sterilizzazione erano già state condannate nell'Humanae Vitae di Paolo VI al numero 14 “È da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna. È altre sì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. Né, a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si possono invocare, come valide ragioni: che bisogna scegliere quel male che sembri meno grave o il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale. In verità, se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell'intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali. È quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto, possa essere coonestato dall'insieme di una vita coniugale feconda”.
Per quanto nobili e giuste possano essere le motivazioni ogni atto che interferisce ,impedisce e mutila l'atto sessuale della sua fecondità costituisce materia grave.
La contraccezione e la sterilizzazione sono atti intrinsecamente immorali in ogni circostanza e situazione per la loro stessa natura.
Essi non possono essere mai accettati in quanto falsificano l'atto coniugale in quanto non sono conformi alla natura totale e definitiva dell'amore coniugale.
Per il Magistero gli arti e gli organi sono si' subordinati e assorbiti al corpo ma il loro valore inferiore non può essere sacrificato ai valori superiori quali il benessere psico-fisico.
L'uomo non ha la facoltà di disporre pienamente del proprio corpo poiché esso è fatto ad immagine di Dio e quindi è un bene non disponibile.
Solo in circostanze straordinarie, per la sopravvivenza della persona,quando non esistono alternative, quando c'è una probabilità di successo proporzionata ai rischi e alle conseguenze negative dell’intervento, è lecito tollerare e permettere il sacrificio del valore inferiore(l'organo o l'arto) per salvare il valore superiore(la vita).
Questa visione presenta tuttavia diversi aspetti raggelanti che emergono con forza in un passo di un documento della commissione teologica internazionale (La persona umana creata a immagine di Dio) che afferma che la salute mentale è si' essenziale per la persona umana in quanto totalità funzionante ma non lo è in quanto totalità vivente.
Pare quindi che sia preferibile la malattia mentale alla perdita della facoltà procreativa perché . mentre la sterilizzazione costituisce un peccato gravissimo che altera irreversibilmente un bene indisponibile qual è il corpo umano privando gli organi sessuali della loro intangibile finalità procreativa , al contrario “impazzire“non è affatto un peccato né ha nessuna conseguenza sullo “stato di grazia” della persona.
Come notai già in un altro articolo sulla contraccezione, il Magistero cade su questi temi in una vera e propria idolatria dei processi biologici che vengono elevati al rango di leggi sacre e inviolabili mentre valori quali la salute mentale o l'unità della famiglia sono ritenuti fattori irrilevanti.
Ciò che conta è che il teleologismo (finalismo) naturale non sia toccato.
Esso è sacro e inviolabile, è un valore assoluto a cui ogni altra considerazione o valutazione va sacrificata.
Non a caso qualche tempo fa, un prelato un po' reazionario affermò (giustamente da questa prospettiva) che è molto peggiore l'omosessuale che, pervertendo l'ordine naturale e inviolabile, compie atti di sodomia (un atto per natura sterile e infecondo per definizione, del pedofilo) che ,per lo meno ,esplica il suo naturale finalismo procreativo su una bambina.
Ogni atto sessuale , se non si realizza compiutamente nel ricevere l'organo sessuale maschile nel caso della donna all'interno della vagina o nel caso dell'uomo che non si conclude nella vagina della donna, non realizza il suo scopo naturale e voluto dalla legge di Dio e diventa quindi contro natura.
La libertà della coppia di manifestare il proprio amore sessuale nelle modalità più creative e originali viene frustrata dal obbedienza al dato naturale che viene sacralizzato e definito inviolabile.
Il limite dell'erotismo non può essere il rispetto della funzione proprie degli organi sessuali ma il rispetto e l'amore per l'altro\a.
Nella morale sessuale cattolica sembrano esistere due anime:da una parte un'anima “oblativa”per cui l'unione sessuale è espressione dell' amore definitivo,pieno e totale degli sposi sul modello di Cristo e la Chiesa ,un amore "eucaristico" che non può che aprirsi,appena ne esistano le condizioni,a quella “sovrabbondanza” e a quel coronamento dell'amore che sono i figli,dall'altra un'anima “biologistica” per cui il significato procreativo della sessualità è un valore non negoziabile a cui vanno subordinati tutti gli altri valori e le altre esigenze.
La prima è nobilissima e autenticamente cristiana,la seconda più che cristiana pare di matrice stoica e successivamente incorporata nella dottrina cattolica e non si sa bene quanto sia conciliabile con i progressi odierni dello spirito cristiano perché rigetta ogni valore propriamente umano della sessualità.
Tornando e concludendo con la delicata questione della sterilizzazione, credo che ciò che veramente importi sia l'intenzione diretta e il significato intimo che la persona attribuisce all'azione.
E' un intervento volto a distruggere volontariamente la fecondità per non avere seccature o piuttosto una scelta inevitabile per evitare le gravissime conseguenze che una gravidanza potrebbe avere sulla salute psicofisica della madre?
Nel primo caso è sicuramente immorale,nel secondo ne siamo cosi' sicuri?
La distinzione fra sterilizzazione diretta e indiretta non è più sostenibile oggi:ciò che conta è il benessere psicofisico complessivo della persona, non preservare sempre e comunque il finalismo degli organi ad ogni costo.
Non si possono curare solo organi né prendersi cura delle loro funzioni prescindendo dalla persona nel suo complesso.
Dio non si prende cura solo della funzionalità dei vari organi ma vuole piuttosto che la persona sia sana e capace di relazioni sane.
Come può essere ritenuto immorale un intervento che salvi un matrimonio, ristabilisca relazioni sane fra i coniugi e l'armonia nella famiglia e liberi i coniugi dall'angoscia di una gravidanza rischiosa e pericolosa?
Padre Haring fa l'esempio di una donna che soffre di psicosi da gravidanza e che è incapace di comunicare con il marito nella vita quotidiana, essendo ossessionata dalla paura di rimanere incinta; lo psicoterapeuta è convinto che i rapporti normali potranno essere ristabiliti tramite psicoterapia dopo una sterilizzazione e cosi' la donna potrà tornare ad assolvere il suo ruolo di madre e moglie.
In una visione olistica della persona umana,della salute e della terapia, commenta Haring, difficilmente si potranno avere dubbi sulla moralità di questo intervento se esso costituisce l'unica strada possibile per ristabilire la salute mentale della madre e l'armonia della famiglia.
Caso per molti sensi simili è quello del cambiamento di sesso per allineare aspetto fisico e identità sessuale per coloro che soffrono di disforia di genere(transessuali):dobbiamo vedere solo il fatto che la persona perde la capacità procreativa o piuttosto il fatto che la persona riacquista la salute mentale?
Secondo alcuni moralisti,qualora ogni tentativo psicoterapeutico  fallisca e la persona viva una situazione di angoscia tale da metterne in pericolo la vita, allora l'intervento di modifica dell'aspetto corporeo potrebbe essere accettato se esso riuscisse a ridonare pace ed equilibrio al soggetto. 

(Niccolò Bonetti)

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