Non
sono saggio e anzi, per alimentare la tua malevolenza, nemmeno lo
sarò. Pretendi dunque da me non che io sia pari ai migliori, ma
migliore tra i cattivi: mi basta questo, limitare qualcuno tra i miei
difetti e disapprovare i miei errori.
Non
sono guarito, non guarirò nemmeno; preparo più i calmanti che le
medicine per la mia gotta, mi accontento se mi attacca abbastanza
raramente e se dà meno spasmi: se mi paragonate alle vostre gambe,
sono un corridore scarso.
“Parli
in un modo – dici – vivi in un altro” . Di questo, menti
malignissime e nemicissime di chi è migliore, è stato accusato
Platone, è stato accusato Epicuro, è stato accusato Zenone; ma
tutti costoro dicevano non come loro vivessero, ma come loro
avrebbero dovuto vivere. Parlo della virtù, non di me, e quando me
la prendo con i vizi lo faccio soprattutto con i miei: quando potrò,
vivrò come si deve.
Ma
quella vostra acredine grondante di molto veleno non mi distoglierà
dai migliori; e nemmeno quel vostro veleno che spargete sugli altri,
di cui voi stessi morite, mi impedirà di continuare a lodare la
vita, non quella che conduco ma quella che so si deve condurre, né
di adorare la virtù e di seguirla da molto lontano arrancando.
De
vita beata,Seneca
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