Si
può confutare,condannare, estirpare un errore o un'eresia. Non si
confuta un dramma; e la cristianità nella sua pace di superficie
affronta oggi il più terribile dei drammi in cui finora sia stata
impegnata. Il cristianesimo non è minacciato d'eresia: non
appassiona più abbastanza perchè ciò possa avvenire. E' minacciato
da una silenziosa apostasia provocata dall'indifferenza che lo
circonda e dalla sua propria distrazione. Questi segni non
ingannavano: la morte si avvicina.
Non la morte del cristianesimo,ma
la morte della cristianità occidentale, feudale e borghese. Una
cristianità nuova nascerà domani o dopo domani ,da nuovi strati
sociali e da una nuovi innesti extra europei. Bisogna fare attenzione
a non soffocarla con il cadavere dell'altra.Agonia del cristianesimo? Emmanuel Mounier
La
cristianità è finita. E non dobbiamo pensare con nostalgia ad essa,
e neppure dobbiamo ad ogni costo darci da fare per salvare qualche
rottame della cristianità. Il sogno dello storico Eusebio da Cesarea
è finito, irrimediabilmente finito. È finito dappertutto. L’Italia
ha conservato alcuni rottami fino ad ora, ma erano rottami, non più
ben giustificati neppure alla coscienza dei nostri politici, tant’è
vero che su alcuni valori che consideravamo supremi — come il
divorzio e l’aborto — non abbiamo saputo condurre una linea di
resistenza veramente a livello storico e culturale e siamo stati
sconfitti. Come dovevamo esserlo. Non perché i principi e i valori
che difendevamo non fossero veri nella loro sostanza ultima, ma
perché non potevano essere difesi in quel contesto e in quel
frammento di pensiero non organico, non motivato in maniera nuova e
creativa.
E così oggi sentiamo parlare di altri valori o di altre battaglie (l’omosessualità e così via), ma chi dà un pensiero adeguato, che possa veramente, in maniera nuova e creativa, smontare le obiezioni contrarie? Qual è il tipo di nuova cultura che può opporsi a questo? E se ci si oppone, come ci si oppone? Con una resistenza che sa di retroguardia, che sa di imparaticcio, che sa di ripetizione di luoghi comuni; e che invece bisogna completamente reinserire nel quadro organico di una cultura adeguata. Se no, che cosa si fa? Si fa, si tenta di fare un regime di salvataggio dei residui della cristianità senza più l’integrazione organica del pensiero che la sorreggeva. E perciò si è destinati sicuramente alla sconfitta.
Allora la quarta convinzione profonda è questa: che i nostri valori debbano essere difesi in nome di due cose: di una visione organica, vitale, creativa del cristianesimo di sempre; e, in secondo luogo, in nome anche di una nuova cultura veramente adeguata con le scienze umane contemporanee. Non perché debba assumerle nel loro contenuto materiale, ma perché deve essa rinnovarsi nel pensiero inquadrante. Come per esempio per Tommaso d’Aquino, al risveglio del pensiero aristotelico nell’Occidente lo ha inquadrato in un sistema organico, a quell’epoca pienamente adeguato.
Ci vuole una cultura creativa: il cristianesimo forte, non debole, di sempre.
E così oggi sentiamo parlare di altri valori o di altre battaglie (l’omosessualità e così via), ma chi dà un pensiero adeguato, che possa veramente, in maniera nuova e creativa, smontare le obiezioni contrarie? Qual è il tipo di nuova cultura che può opporsi a questo? E se ci si oppone, come ci si oppone? Con una resistenza che sa di retroguardia, che sa di imparaticcio, che sa di ripetizione di luoghi comuni; e che invece bisogna completamente reinserire nel quadro organico di una cultura adeguata. Se no, che cosa si fa? Si fa, si tenta di fare un regime di salvataggio dei residui della cristianità senza più l’integrazione organica del pensiero che la sorreggeva. E perciò si è destinati sicuramente alla sconfitta.
Allora la quarta convinzione profonda è questa: che i nostri valori debbano essere difesi in nome di due cose: di una visione organica, vitale, creativa del cristianesimo di sempre; e, in secondo luogo, in nome anche di una nuova cultura veramente adeguata con le scienze umane contemporanee. Non perché debba assumerle nel loro contenuto materiale, ma perché deve essa rinnovarsi nel pensiero inquadrante. Come per esempio per Tommaso d’Aquino, al risveglio del pensiero aristotelico nell’Occidente lo ha inquadrato in un sistema organico, a quell’epoca pienamente adeguato.
Ci vuole una cultura creativa: il cristianesimo forte, non debole, di sempre.
Giuseppe
Dossetti,Conversazioni
Commenti
Grazie a Dio non lo siamo e, quindi possiamo guardare alla crisi del cristianesimo occidentale con sollievo proprio perché si tratta "soltanto" di una crisi delle strutture che proprio in quanto le si è voluto conservare, benché fossero mummificate,si protrae . La crisi, termine che deriva dal verbo greco crino -giudicare- è essenziale per tornare a crescere - non intendo economicamente- ma nel senso dell'evoluzione globale: riprendere la ricerca del senso dell'umanità . Umano deriva da humus - figli della terra- e quindi della mortalità. La consapevolezza di tale mortalità ha prodotto l'epica., la lirica, la tragedia , il pensiero greco. E nonostante tanta grandezza di meditazione e di arte, l'enigma non è stato sciolto. Fino a quando Cristo che non ha lasciato nulla di scritto forse perché era analfabeta , forse perché era consapevole delle trappole che le parole contengono, ci ha indicato concretamente il nostro destino: ci ha dimostrato che la nostra specie è la più feroce delle specie per cui se non impareremo l'amore reciproco, ci estingueremo; che l'amore non è staticità, ma perenne creatività di forme di accoglienza più comunemente indicata come perdono; che la gratuità del dono ci trasforma da figli della terra in figli dell'uomo- Dio.
Cettina Centonze