E’
col Concilio di Trento che la cristianità cattolica moderna ha preso
risolutamente e funestamente congedo dalle forme mentali, dalla
gerarchia dei valori, dalla raffigurazione della vita che avevano
costituito in antico, prima la linfa della primitiva propaganda
evangelica, poi la grande creazione sociale del Cristianesimo, il
medioevo.
L’antitesi fra cristianità
tradizionale e modernità spirituale, di lì, dal Concilio di Trento,
ha preso origine.
Per
un complesso di ragioni che non è qui il caso di indagare e di
chiarire, e la cui azione risaliva ai primi albori della rinascita
europea dopo il Mille, la cristianità cattolica moderna, alla metà
del secolo decimosesto rappresentata soprattutto dallo spirito e
dalla disciplina della Compagni di Gesù, credette di dover
legiferare in materia di dogmi antropologici e soteriologici, in
materia sostanzialmente difforme da quella che era stata la norma e
la condizione della vita cristiana per quindici secoli Nulla di più
fatuo che giudicare la storia Qui forse la principale pecca dei
cosiddetti movimenti “modernisti”. La chiesa non avrebbe potuto
non fare quello che ha fatto. Era nella dialettica del suo sviluppo,
trincerarsi, agli albori della modernità, su certe posizioni
dogmatico-disciplinari che, mirando a reagire al pulviscolare
individualismo della giustificazione per fede, affidavano in pari
tempo la dimostrazione dei preamboli della fede alla ragione e
l’amministrazione integrale della vita carismatica alla burocrazia
delle Congregazioni romane. Ma era altrettanto nella dialettica di
sviluppo della tradizione cristiana che, a un determinato momento, le
forze immanenti e profonde dello spirito evangelico tentassero di
aprirsi il varco di contro alla rigidezza della canonizzata
disciplina cattolica, per fare ricircolare nell’organismo
calcificato della chiesa il sangue vivo e pulsante dei valori
originari del messaggio cristiano. Ma questi valori sono vecchi di
venti secoli. Sono nella predicazione di Gesù, nel formidabile
insegnamento di Paolo, nella esperienza delle comunità
sub-apostoliche, nel fervore mistico dei primi apologisti greci e
latini.
E’
in nome di quell’arcaica letteratura che il “modernismo”
ingaggiava la sua sfortunata campagna. “Arcaismo” lo si sarebbe
dovuto battezzare. Averlo designato col nome nettamente antitetico fu
raffinato accorgimento polemico e furbissima arma di battaglia.
Probabilmente i modernisti stessi non avvertirono di colpo l’insidia
celata nel nome col quale venivano appellati dagli avversari….. Fu
una lusinga di cui i modernisti dovettero fare la più amara delle
espiazioni.
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