J.H.
Newman ha elaborato una criteriologia dello sviluppo dei dogmi,
che prepara e completa quanto abbiamo esposto. Essa può essere
applicata proporzionalmente all’interpretazione dei dogmi più
approfondita che li attualizza. Newman enumera sette principi, cioè
i seguenti criteri:
1)
Preservazione del tipo, cioè della forma fondamentale,
delle proporzioni e dei rapporti tra le parti e il tutto. Quando la
struttura d’insieme permane, pure il tipo è mantenuto, anche se
certi concetti particolari cambiano. Ma tale struttura d’insieme
può venire corrotta, anche nei casi in cui i concetti rimangono gli
stessi, se essi sono inseriti in un contesto o in un sistema di
coordinate totalmente diverso.
2)
Continuità dei principi: le diverse dottrine
ripresentano i princìpi più profondamente soggiacenti, anche se
spesso potranno essere conosciuti solo più tardi. Una stessa
dottrina, se è avulsa dal principio che la fonda, può essere
interpretata in varie maniere e condurre a conclusioni opposte. La
continuità dei princìpi è dunque un criterio che permette di
distinguere uno sviluppo corretto e legittimo da un’evoluzione
erronea.
3)
Potere di assimilazione: un’idea viva mostra la
propria forza attraverso la sua capacità di penetrare il reale, di
assimilare altre idee, di stimolare il pensiero e di svilupparsi
senza perdere la propria unità interiore. Un simile potere
d’integrazione è un criterio di sviluppo legittimo.
4)
Conseguenza logica: lo sviluppo dei dogmi è un
processo vitale troppo comprensivo per essere considerato solo come
una spiegazione logica e una deduzione a partire da determinate
premesse. Tuttavia bisogna che le sue conclusioni siano logicamente
coerenti con i dati iniziali. Inversamente, si può giudicare uno
sviluppo dalle sue conseguenze e riconoscerlo dai suoi frutti come
legittimo o illegittimo.
5)
Anticipazione del futuro: tendenze, che si realizzano e
giungono a conclusione piena solo più tardi, possono divenire
rimarchevoli presto isolatamente e imprecisamente. Tali anticipazioni
sono segni dell’accordo dello sviluppo posteriore con l’idea
originaria.
6)
Influsso preservatore del passato: uno sviluppo diventa
una corruzione quando contraddice la dottrina originaria o sviluppi
anteriori. Uno sviluppo autentico conserva e tutela gli sviluppi e le
formulazioni che lo hanno preceduto.
7)
Vigore duraturo: la corruzione conduce alla
disintegrazione. Ciò che si corrompe non può durare a lungo. Una
forza vitale è invece criterio di uno sviluppo fedele.
Interpretazione dei dogmi,Commissione teologica internazionale,1990
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