Di Niccolò Bonetti
Negli
scorsi giorni il Presidente Monti, dopo lunghi tentennamenti, ha
sciolto la riserva e si è detto disponibile a guidare le liste e i
partiti che alle elezioni si riconosceranno nell'agenda Monti.Questa
“salita in campo” del Presidente del Consiglio ha permesso una
chiarificazione del quadro politico e sta permettendo una vasta
aggregazione di forze di centro e di movimenti della società civile
intorno al programma e ai valori che sono stati delineati da Monti
sia nella sua “agenda” sia nelle varie conferenze stampa sia più
in generale nell'azione politica del governo di quest'ultimo anno.
Monti
ha cosi' abbandonata la veste di tecnico super partes e ha deciso di
impegnarsi in prima persona nell'agone politica.
E'
giusto riconoscere all'azione del Governo Monti un giudizio
complessivamente positivo tenuto conto dei difficili frangenti in cui
si è trovato ad operare e solo forze irresponsabile e populiste
potrebbero rigettare in toto le misure messe in campo dal suo
esecutivo per fronteggiare la grave crisi del debito, misure che sono
state fondamentali per rimettere in ordine il bilancio dello Stato e
per far riacquistare credibilità internazionale all'Italia.
Più
discutibile invece è il disegno neocentrista che il Presidente Monti
sta guidando, il quale appare un'accozzaglia di partiti e esponenti
politici che in nome di un'emergenza che non deve e non può finire
mai, vogliono destabilizzare il quadro politico disgregando
centrodestra e centrosinistra in un'amalgama indistinta e moderata di
centro, unita solo da poche linee guida molto generiche quali rigore
e liberalizzazioni.
Anche
l'agenda Monti ,pur essendo in gran parte, condivisibile anche per un
elettore del Partito democratico, presenta non poche lacune.
Pur
essendo apprezzabile l'attenzione alla dimensione comunitaria, essa è
quasi esclusivamente ridotta alla dimensione finanziaria.
Non
basta rispettare i trattati in materia di bilancio per salvare
l'Europa.
Manca
una chiara presa di coscienza della criticità e della tragicità in
cui l'unione europea è immersa, crisi che richiede scelte radicali
in materia sociale,economica e sociale e non semplicemente un
bilancio comunitario.
E'
apprezzabile anche l'insistenza per il tema del
risanamento,dell'equilibrio fra entrate e uscite e della riduzione
del debito pubblico; tuttavia il pareggio di bilancio, per quanto
fondamentale, non può diventare un moloch a cui sacrificare la pace
sociale e la vita delle persone.
Il
valore della persona umana deve andare oltre il rispetto delle leggi
economiche; esso sono semplicemente un mezzo per promuovere la prima
e non viceversa.
Come
ha detto Benedetto XVI nel 2010 “L'economia e la finanza
non esistono per se stesse, esse non sono altro che uno strumento, un
mezzo. Il loro fine è unicamente la persona umana e la sua piena
realizzazione nella dignità. È questo l'unico capitale che è
opportuno salvare. E in questo capitale si trova la dimensione
spirituale della persona umana. “
Condivisibile
è il piano di liberalizzazioni ma manca qualunque accenno ad una
politica industriale che possa rilanciare con investimenti la
crescita.
Ben
venga l'austerità e il rigore ma non può essere separato
dall'equità e da una prospettiva di crescita che vada oltre il
frangente critico: in caso contrario, si ha solo disoccupazione,
recessione, diseguaglianze e disperazione.
Il
risanamento e il rispetto degli impegni presi in sede europea, per
quanto necessario e imprescindibile, non può far avvitare l'economia
in una crisi sempre più devastante,regressiva e autodistruttiva.
Gravemente
lacunosa è poi sul tema di ricerca e università l'agenda Monti al
di là di vaghe affermazioni di principio che non sembrano, neanche
su questo tema cogliere la gravità della crisi in cui versa
l'università italiana.
Perfettamente
condivisibile è il piano della giustizia: lotta alle mafie, a ogni
forma di criminalità organizzata, alla corruzione e all’evasione
fiscale, introduzione di coerente disciplina del falso in bilancio e
completamente della legge anticorruzione.
Tuttavia
anche qui l'agenda appare troppo moderata vista la gravità dei
problemi della giustizia italiana: è necessaria piuttosto una
radicale riforma del codice penale che depenalizzi i reati minori(si pensi alla deriva securitaria in materia di droga e immigrazione) e
lasci la pena della reclusione come "estrema ratio" per i soggetti che costituiscono un reale pericolo per la società destinando invece i restanti a misure alternative alla detenzione.
Anche
in materia di famiglia il programma è in gran parte condivisibile ma
manca ogni presa di coscienza sulle radicali trasformazioni sociali
che si sono verificate in questo campo: fatto salvo il primato per la
famiglia fondata sul matrimonio sancito dalla Costituzione, è
diventato ormai ineludibile qualche forma di riconoscimento per le
altre forme di unioni diverse dal matrimonio.
Positivo
è il riconoscimento in materia del lavoro della necessità di
superare il dualismo fra “protetti” e precari e l'insistenza
sulla necessità di tutelare più il lavoratore che il posto di
lavoro ma manca qualunque accenno a reti di sicurezza sociale.
Insomma,
gran parte di questa agenda è condivisibile, tuttavia è impossibile
non rilevare le tante lacune in materia di ambiente,lavoro, giustizia
sociale, politiche restribuitive, crescita,nuovi diritti,immigrazione.
L'azione
di Monti è stata fondamentale in un quadro critico; ora rischia, al
contrario di aggravare la spirale depressiva in cui è immersa
l'economia italiana.
Serve
un nuovo corso e una nuova,chiara e decisa strategia a lungo termine, non più
emergenziale.
Anche
il progetto politico di Monti, in un contesto bipolare come il
nostro, non può che essere condannato alla velleità e inoltre in
che modo un polo moderato e per di più disomogeneo e composto da
esponenti politici ,provenienti delle più disparate provenienze
partitiche(addirittura centrodestra), che già parte da un programma minimalista, potrà essere
capace di promuovere le riforme radicali che il nostro paese ha
bisogno?
Abbiamo
bisogno di quel trionfo di artificialità,eclettismo e equilibrismo
che è il centrismo?
Come
ci ricorda infatti Mounier “Le utopie sono
molteplici…L’astensione si sistematizza volentieri nelle
posizioni di né-né (né fascismo né comunismo, né destra né
sinistra).Altri preferiscono le posizioni tipo a+b diviso 2 che
vengono proposte come avversarie dell’utopia – delle utopie
estremistiche – e sono, di fatto, una forma particolare di utopia,
l’utopia centrista; il suo schema, molto artificioso, consiste nel
bloccare una realtà complessa in due proiezioni estreme, per
offrirsi la soddisfazione di rappresentare a egual distanza da
entrambe il buon senso o la ragione: in realtà,a un’astrazione
eclettica in sostegno di un giusto medio dell’immobilità”.
E
in ogni caso l'utopia centrista non può fare al caso del cristiano
che nel suo agire politico non può rassegnarsi al moderatismo ma,
fatta salva la prudenza (nel senso aristotelico), deve tentare di
trasfondere e immettere nella concretezza storico-politico i valori
eterni e assoluti di rispetto e promozione della persona sociale, di
uguaglianza e giustizia sociale, di pace e solidarietà.
E
dubito altamente che l'agenda Monti possa saziare tali aneliti di
speranza e libertà.
E
il fatto che numerosi movimenti e associazioni ecclesiali abbiano
espresso condivisione e apprezzamento per l'agenda Monti non prova
niente al riguardo se non della costante e irrisolta tensione di
tanti cattolici a morire democristiani annullando le loro differenze
ideologiche in un calderone indistinto.
La
subalternità dell'associazioni e dei movimenti cattolici a questi
disegni neocentristi più che altro quindi manifesta un elemento
patologico del laicato cattolico che non riesce in nessun modo a
resistere alle sirene del moderatismo e a illusori sogni di nuovi
grandi centri (benedetti dai soliti porporati) e non ha mai veramente compreso fino in fondo il valore
sancito dal Concilio Vaticano II del pluralismo e dell'autonomia
dell'impegno dei cattolici in politica.
Concludo
citando sul tema un passo dell'opera di Mounier “L’avventura
cristiana”:
“Mi
ricorderò per un bel pezzo dello schiaffo morale che poco prima
della guerra si riceveva in un paese vicino al nostro, da mille
volantini che ripetevano di muro in muro:
Contro
ogni avventura votate cattolico.
Il
fatto che in base a questi manifestini venissero eletti certi collegi
particolarmente eclettici, ne era, ahimé, un commento persuasivo.
Sono passati diciannove secoli da quando i giudei di Tessalonica
trascinando Giasone e i suoi fratelli davanti ai politarchi, li
presentavano dicendo: “Questi individui hanno messo il mondo
sottosopra” (At17,6). Diciannove secoli sono passati da quando san
Paolo scriveva:Ubi Spiritus, ibi libertas (2Cor3,17). Diciannove
secoli: sono un tempo così lungo per la memoria cristiana... Uomini
che hanno paura del salto, ecco cosa siamo diventati, uomini educati
ad avere paura del salto. Tutti passano dall’altra parte e noi
rimaniamo su questa riva degli abissi del futuro. Come faremo a
imparare di nuovo il coraggio di saltare, esattamente in quei punti
in cui la prudenza ci zittisce o farfuglia?"
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